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Il caso
05 Dicembre 2025 - 06:53
Una mattinata infuocata quella di ieri per lo scorporo dell’ospedale Sant’Anna da Città della Salute e il suo conseguente accorpamento con l’infantile Regina Margherita, finalmente realtà.
Una misura che, promette l’assessore regionale alla Sanità Federico Riboldi: «Porterà vantaggi concreti: bilanci più efficaci, trasparenza contabile, controllo dei costi e rafforzamento delle specialità ginecologiche».
Ma l’operazione, prevista all’interno del nuovo piano socio-sanitario da approvare - secondo l’ultimo cronoprogramma - entro la fine dell’anno, ha destato preoccupazioni a più riprese. Dalla Cisl alla rete di professionisti +194 Voci, questi ultimi auditi negli scorsi giorni, che temono proprio l’opposto: più costi e meno efficienza. Fino, ieri, all’Università di Torino, proprietaria di alcuni degli spazi immobiliari del Sant’Anna, che aveva denunciato l’assenza di confronto con la Regione. «Essendo l’Università proprietaria di parte degli immobili del Sant’Anna, un’interlocuzione sarebbe stata opportuna», ha ribadito ieri pomeriggio la rettrice dell’Unito Cristina Prandi, audita in commissione comunale.
Peccato che parallelamente a Palazzo Lascaris, sede del Consiglio regionale, la discussione si infuocava poco prima dell’approvazione dell’atto e Riboldi rispondeva per le rime, contestando la narrativa del mancato coinvolgimento: «Ci ha stupito molto questa accusa», ha affermato. «Sul tema dello scorporo non è prevista una trattazione obbligatoria da parte dell’Università, ma ciò non toglie che il confronto ci sia stato. Non può essere messo in discussione: abbiamo oltre 600 interlocuzioni all’attivo.»
L’approvazione della delibera che ufficializza Sant’Anna e Regina in un’unica azienda ospedaliera, passa non senza turbolenze. «Scorretto" - sottolinea la capogruppo Sue Vittoria Nallo - «che si voglia “umiliare” l’Università. Il vostro modus operandi - spiega, rivolta a Riboldi - va per rapporti di forza. Come fatto ieri (mercoledì, ndr) con la Città sulla convezione per il Barattolo. E lo troviamo grave».
Per il Movimento 5 Stelle, che pur festeggia l’approvazione di alcuni suoi emendamenti (il passaggio delle future decisioni sul Sant’Anna in commissione Sanità, una relazione tecnico-economica e un progetto di fattibilità dell’operazione, la garanzia della multidisciplinarietà del polo «rifiutando ogni narrazione che si concentra esclusivamente sull'aspetto materno», infine l’impegno a potenziare con nuovi finanziamenti i consultori sul territorio), resta uno «spezzatino», che col tempo - sono convinti - si dimostrerà la scelta sbagliata.
«E’ una presa in giro: non c'è nessun piano, nessun cronoprogramma, nessuna risorsa. La Giunta è presa dalla solita “annuncite”», rincara la capogruppo Avs Alice Ravinale. Toni più sobri ma comunque fermi quelli della consigliera regionale in quota Pd Nadia Conticelli, per cui con delibera il Sant’Anna viene «depotenziato da centro di riferimento per la salute femminile a “succursale” dell’ospedale infantile Regina Margherita, dice bene quanto le scelte della giunta Cirio siano mosse da pura ideologia e demagogia e non guardino ai reali bisogni delle cittadine e dei cittadini, neppure negli ambiti fondamentali come la sanità».
L’atto è stato, infine, approvato a maggioranza e Riboldi tira dritto, esprimendo particolare soddisfazione «anche per il rispetto dei tempi che ci eravamo prefissati», dice, ringraziando il direttore generale di Città della Salute Livio Tranchida e il commissario dell’Oirm, Franco Ripa, per l’impegno.
Poco dopo per quietare gli animi un incontro tra Università e Regione, definito da Prandi come «l’anno zero» dei rapporti tra i due enti.
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