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La sentenza
07 Ottobre 2024 - 15:41
Foto di repertorio (credit lakshmiprasad S)
Una Rsa del Canavese è stata condannata a pagare mezzo milione di euro di risarcimento ai famigliari di un uomo di 82 anni morto di Covid nell'autunno 2020, durante la seconda ondata della pandemia.
I giudici di un tribunale civile del Veneto hanno stabilito la diretta riconducibilità causale dell'infezione Covid alle prestazioni rese nella casa di risposo, condannando al risarcimento la struttura e la società che la gestisce (che ha sede proprio in Veneto). Nella sentenza i giudici sottolineano come «sia pacifica la diretta riconducibilità causale dell’infezione da Covid-19 alla prestazione resa dalla società, nel senso che è incontestato che il contagio dell’ospite sia avvenuto all’interno della Rsa gestita dalla medesima società». Poi si parla di "marcata negligenza" da parte del personale non solo in merito all'assistenza nei confronti del paziente ma anche per non aver impedito l'ingresso del virus all'interno della struttura sanitaria (c'erano addirittura dei sanitari al lavoro nonostante fossero positivi). Inoltre, stando a quanto ricostruito, il paziente non fu esaminato dal personale infermieristico e controllato da un medico per più di 58 ore dopo il tampone molecolare. Poi, quando ha iniziato a manifestare febbre alta e gravi difficoltà respiratorie, venne curato solo con aerosol e ossigeno a basso flusso. Troppo poco, secondo i giudici, che osservano: «Il paziente è stato lasciato senza assistenza né cure per 10 ore, fino alla constatazione del decesso avvenuto il 26 novembre, alle 3:30 del mattino».
Per tutti questi motivi la sentenza ha previsto un risarcimento di 259.327 euro alla vedova dell’82enne deceduto e altri 252.375 euro al figlio, entrambi assistiti dall’avvocato Giacomo Vassia di Ivrea.
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