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La proclamazione

Il Beato Allamano ha fatto un miracolo, ecco perché domenica Papa Francesco lo farà Santo

Il fondatore dei Missionari della Consolata si aggiunge ai "santi sociali" torinesi: da San Giovanni Bosco a Pier Giorgio Frassati

Il Papa e il Santo

Papa Francesco e il Beato Allamano

GIUSEPPE ALLAMANO

Il beato Giuseppe Allamano, fondatore dell’Istituto Missioni Consolata, sarà proclamato santo domenica prossima in piazza San Pietro, insieme con Carlo Acutis, lo studente morto a soli 15 anni beatificato nel 2020 e considerato il “patrono di Internet”. Durante l’udienza al cardinale Marcello Semeraro, prefetto per le Cause dei Santi, papa Francesco ha infatti autorizzato il dicastero a promulgare i decreti riguardanti l’attestazione dei miracoli attribuiti ai due beati. Il miracolo di Giuseppe Allamano riguarda una guarigione, attribuita alla sua intercessione, di Sorino Yanomami, indigeno della foresta amazzonica, che il 7 febbraio 1996 fu aggredito da un giaguaro. Portato in ospedale in condizioni disperate, con una terribile ferita al cranio, ad assisterlo ci furono anche sei suore e un missionario della Consolata, che invocarono il beato Allamano, collocando una sua reliquia al capezzale del ferito.

GIUSEPPE ALLAMANO

Yanomani si risvegliò dieci giorni dopo l’intervento, senza presentare esiti neurologici. Mesi dopo riprese la sua normale vita di abitante della foresta. «È l’impegno missionario di tutta la Chiesa, anche di quella torinese che sull’esempio dell’Allamano e dei “santi sociali” che illuminarono la città nell’Ottocento e nel Novecento si sente chiamata a portare il Vangelo nella vita di tutti gli uomini e tutte le donne, qui ed oggi», ha scritto in una nota l’arcivescovo di Torino Roberto Repole. Giuseppe Allamano, nato a Castelnuovo Don Bosco (Asti) il 21 gennaio 1851 e morto a Torino il 16 febbraio 1926, fondò nel 1901 l’Istituto Missioni Consolata, missione che partì dal Santuario della Consolata ed è oggi diffusa in tutto il mondo. «È un momento di grazia». Così il keniano padre James Lengarin, Superiore Generale dei Missionari della Consolata, ha commentato la notizia della canonizzazione del fondatore. Con 900 religiosi sparsi nel mondo, con una età media di 53 anni, la congregazione nata poco più di un secolo fa può contare su molti anziani i quali, tuttavia, «ancora possono fare tanto», portando avanti il carisma di andare alle frontiere, con entusiasmo, dedizione e creatività.

PAPA FRANCESCO E MONSIGNOR ROBERTO REPOLE

Il Superiore aggiunge: «Mi trovavo in Colombia per la XIII Conferenza regionale con una sessantina di padri, quando è giunta la notizia: è una gioia immensa perché l’abbiamo attesa per tanti anni. È un momento di grazia». Padre Lengarin ricorda l’origine della costituzione di questa famiglia di consacrati: «Noi siamo stati fondati soprattutto per i non cristiani. Il nostro fondatore fu ispirato molto dall’attività missionaria dei sacerdoti di San Giovanni Bosco. Per lui la massima preoccupazione è sempre stata quella di andare a portare il Vangelo a coloro che non conoscono Dio. Inoltre, la promozione umana è stata un aspetto molto importante che lui ha sempre sottolineato». Per la canonizzazione di domenica, partiranno da Torino diversi pullman organizzati dalle parrocchie della città e dalla congregazione. 

I SANTI SOCIALI

I Santi Sociali torinesi (e piemontesi), sono religiosi e laici che hanno dedicato la loro vita al sostegno dei più deboli e degli emarginati, in una città che cresceva - siamo nell’Ottocento - e andava verso l’industrializzazione, ma era priva di assistenza pubblica. Santi e Beati piemontesi, hanno fondato a Torino opere e gli Istituti che oggi sono diffusi in tutto il mondo. Giovanni Bosco (1815/1888), Santo, si dedicò ai giovani ed ai ragazzi di strada, attribuendo grande importanza alla formazione. Fondò scuole e laboratori per permette ai ragazzi delle borgate più povere, di imparare un mestiere. Fondò i Salesiani, la Pia Unione dei cooperatori salesiani e, con Madre Mazzarello, fondò le Figlie di Maria Ausiliatrice.

SAN GIOVANNI BOSCO

Giuseppe Benedetto Cottolengo (1786/1842), Santo, si dedicò agli ammalati indigenti, alle ragazze in difficoltà ed ai bambini abbandonati. Fondò le Piccole Case della Divina Provvidenza per accogliere i malati rifiutati da tutti e fondò i fratelli di San Vincenzo per dare aiuto alle persone in difficoltà. I Marchesi di Barolo, Giulia Colbert (1786/1838) e Carlo Tancredi Falletti di Barolo (1782/1838), Santi, si dedicarono all’infanzia abbandonata e alle ragazze carcerate o in difficoltà ed alla formazione come strumento di rinascita sociale. Giuseppe Cafasso (1811/1860), Santo, viene ricordato per la sua missione educativa e per l’assistenza ai carcerati e condannati a morte, tanto da essere conosciuto come “il prete della forca” perché accompagnava i condannati fino all’ultimo momento. Leonardo Murialdo (1828/1900), Santo, si occupò di giovani in difficoltà aprendo una delle prime case-famiglia a Torino.

PIER GIORGIO FRASSATI

Fondò la Congregazione di San Giuseppe e presso il Collegio Artigianelli a Torino si dedicò ad un’azione sociale ed educativa rivolta ai giovani più svantaggiati. Francesco Faà di Bruno (1825/1888), Beato, fu sacerdote militare ed insegnante di matematica. A Torino, nel quartiere operaio San Donato, fondò un’opera di assistenza per le donne arrivate dalle campagne. Pier Giorgio Frassati (1901/1925), Beato, era uno studente torinese che in prima persona si dedicò all’assistenza dei poveri e delle famiglie in difficoltà. Frassati appartiene, però, al 900, al secolo nuovo, quello della modernità, ma si inserisce a pieno titolo nella tradizione sociale deli “grandi della Chiesa torinese”.

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