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Bilancio della Regione
19 Febbraio 2025 - 00:10
Alberto Cirio e Andrea Tronzano
La nostra Regione costa miliardi, tutto il resto sono solo chiacchiere. Ed è per questo motivo che viene da chiedersi se il sistema sia quello giusto. Quello di dividere l’Italia secondo i confini della geografia regionale e poi farvi cadere a pioggia i quattrini. Ma così è dal 1972, con competenze sempre maggiori per le Regioni e, ovviamente, con risorse economiche sempre più ricche. Da quando poi, il sistema sanitario non è più una competenza diretta dello Stato centrale, così come i trasporti locali, l’istituzione regionale si è trasformata in un vero pachiderma. Pertanto la discussione del bilancio di previsione della Regione, esaminato in questi giorni in Consiglio Regionale, è uno dei momenti più importanti e delicati della politica istituzionale piemontese. Ne sono consapevoli i partiti di maggioranza e quelli di opposizione che stanno dando vita a un confronto serrato che, però, si scontra con i numeri che non sono di destra o di sinistra. Certo, si può stanziare qualcosa di più in un capitolo di spesa piuttosto che in un altro, ma il grosso, è evidente, viene assorbito dalla Sanità piemontese che succhia quasi le intere risorse dell’Ente con 12,6 miliardi di euro su un totale di 20,4. Difficile districarsi tra migliaia e migliaia di numeri, tra decine di tabelle, tra investimenti, spese, finanziamenti, residui di bilancio e quant’altro. Ma un’altra cosa è certa: tutti questi numeri interessano ai piemontesi perché si spera che da essi emerga un sistema sanitario che funzioni in una maniera migliore rispetto agli ultimi anni.
Le liste d’attesa, le visite specialistiche, la funzionalità dei pronto soccorso e degli ospedali, la medicina di base, le guardie mediche. I piemontesi sembrano pensarla così, ancor di più dopo gli anni bui del Covid: se c’è la salute c’è tutto. E la salute c’è nella misura in cui il sistema funziona ed è una macchina oliata alla perfezione. Tutto il resto viene dopo: il lavoro, i trasporti, la cultura, lo sport. A tale proposito sembra quasi pleonastico considerare come il comparto sanitario con tutti i suoi numeri possa dipendere esclusivamente da due persone, l’assessore alla Sanità Federico Riboldi e quello al Bilancio Andrea Tronzano. A loro disposizione ci saranno pure funzionari e uffici dedicati, specialisti in materia, ma ne l’uno ne l’altro, nonostante il loro prodigo impegno (così come quello degli assessori che li hanno preceduti e anche di diverso colore politico), possono trasformarsi in superuomini. Tanto più che nessuno di loro è dotato di bacchetta magica. Dunque, all’interno di un quadro politico di scelte, che attualmente sono quelle del Presidente Alberto Cirio, sarebbe opportuno incanalare risorse umane, intelligenze e professionalità di prestigio per offrire ai piemontesi i servizi che chiedono e per migliorarne la qualità. Forse in questo, perché indietro non è più possibile tornare e il 1972 è lontano (era un’altra Italia), le Regioni dovrebbero essere riformate e rinnovate, per renderle istituzioni più vicine e attente alle persone. E’ una questione di scelte, sì, ma l’efficienza di esse viene prima di qualunque altra cosa, specie se si parla si salute e di soldi che, in definitiva, sono i nostri. Almeno di chi le tasse le paga.
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