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Il femminicidio
18 Aprile 2025 - 18:37
«Mi ha aperto la porta, la faccia di Mark non era la sua. Era rosso, tremava così forte che mi ha fatto paura. Mi ha detto: 'Non ho dormito, non ho mangiato…' lo diceva come se fosse posseduto da un demonio, ho temuto che facesse del male anche a me. Gli ho detto 'calmati', ma lui tremava e mi ha gridato: 'Mamma… mamma!!'». Sono le parole di Nors Man Lapaz, madre di Mark Antony Samson, il 23enne accusato dell'omicidio di Ilaria Sula, uccisa a coltellate il 26 marzo scorso a Roma.
Durante l'interrogatorio del 7 aprile in Questura, in cui è comparsa come indagata di concorso in occultamento di cadavere, la donna ha raccontato i terribili momenti vissuti quella sera nell'appartamento di via Homs, nel quartiere africano. «Ho visto una donna con la faccia a terra», ha aggiunto, riferendosi al corpo senza vita di Ilaria Sula.
Nel racconto, la madre di Mark ha spiegato come il figlio, visibilmente sconvolto, le abbia confidato in filippino che, se non avesse ucciso Ilaria, sarebbe stato lui a morire: «Se non la facevo io, ammazzavano me», ha detto, come a giustificare il suo gesto in un contesto di terrore e minacce. La drammatica testimonianza offre uno spunto inquietante sulla psicologia dell'omicida, mentre le indagini proseguono per chiarire la dinamica dell'assassinio.
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