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Il commento dell'arcivescovo di Torino

Repole: "Come Francesco e papa Wojtyla"

All’Habemus Papam, per un attimo i torinesi, quando hanno udito dalla voce del cardinale protodiacono il nome «Robertus», hanno pensato all’ arcivescovo di Torino

Repole: "Come Francesco e papa Wojtyla"

Roberto Repole

All’Habemus Papam, per un attimo i torinesi, quando hanno udito dalla voce del cardinale protodiacono il nome «Robertus», hanno pensato all’ arcivescovo di Torino, poi la sorpresa: un altro piemontese siederà sulla Cattedra di Pietro: «Tante parole del nuovo Papa - ha dichiarato ieri i cardinale Repole uscito dal Conclave - riecheggiano quelle che avevamo ascoltato da Francesco. Innanzi tutto la parola Pace, che Leone XIV ha ripetuto addirittura 10 volte nel suo primo messaggio al mondo. Le ho ascoltate - non ho paura a confessarlo - in un turbine di grandi emozioni, per il passaggio storico al quale ho avuto la grazia di partecipare nel Conclave, per il pensiero di portare idealmente con me le Chiese di Torino e Susa, per la gravità del momento che il mondo sta attraversando, ma anche e soprattutto per la sensazione che il Vangelo sia in grado di portare infinita luce e speranza a questo mondo». L’arcivescovo di Torino e Susa poi aggiunge: «Mi ha colpito molto il fatto che la folla dopo la fumata bianca sia accorsa in piazza San Pietro per ritrovare il Papa: era in festa a prescindere dal suo nome. Per i cristiani la Pace viene da Dio, ma credo che l’intera umanità, anche quella che non crede, ieri sera avesse un grande bisogno di respirare speranza. Prevost ha scelto di iniziare parlando di Pace, ha invocato la costruzione di ponti fra gli uomini ed è stato impossibile non pensare ai tanti muri, alle tante barriere che i popoli e i governi della Terra stanno tornando a costruire». Il cardinale ha poi concluso: «Ci ha esortati a non avere paura perché il male non vincerà ed è sembrato di ascoltare le parole di Giovanni Paolo II: “Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo!”».

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