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Animali
13 Maggio 2025 - 14:30
Il Governo italiano ha deciso di intervenire con un finanziamento straordinario da 10 milioni di euro per contrastare la crescente emergenza causata dal granchio blu, una specie invasiva proveniente dalle acque atlantiche. Questo crostaceo si è rapidamente diffuso lungo le coste italiane, arrecando gravi danni agli ecosistemi locali e, in particolare, alla pesca delle vongole, settore cruciale per l’economia ittica del Paese. Le aree più colpite sono la Sacca di Goro e Comacchio, che insieme costituiscono circa il 40% della produzione europea di vongole.
La rapida proliferazione del granchio blu sta generando conseguenze anche all’interno della stessa specie. A causa dell’alta densità di popolazione e della scarsità di risorse alimentari, sono stati osservati comportamenti cannibalistici, con esemplari adulti che attaccano e si nutrono dei più giovani. Secondo Mattia Lanzoni, ricercatore dell’Università di Ferrara, questi episodi sono particolarmente probabili in zone come il Delta del Po, dove le condizioni ambientali favoriscono il sovraffollamento.
Per i granchi, predatori naturali di molluschi e piccoli crostacei, la pratica del cannibalismo non è del tutto anomala, ma tende a intensificarsi quando la competizione per il cibo diventa insostenibile. Questo fenomeno, già osservato in altre parti del mondo, potrebbe verificarsi in maniera più evidente nelle prossime settimane, man mano che le scorte alimentari si esauriranno.
Al momento, non si registrano segnali di riduzione né nella quantità né nella distribuzione del granchio blu rispetto agli anni precedenti. Tuttavia, una novità significativa riguarda l’anticipo dell’attività stagionale: quest’anno, il ciclo vitale del granchio è ripreso con quasi un mese di anticipo, a causa di temperature più elevate. Inoltre, sembra esserci un aumento della natalità, con una maggiore presenza di esemplari giovani rispetto al 2024.
Le proiezioni sull’effettiva crescita della nuova generazione di granchi saranno più chiare tra fine giugno e inizio luglio. Intanto, i ricercatori dell’Università di Ferrara, insieme a enti regionali, il Parco del Delta del Po, il Ministero e le cooperative di pescatori, stanno monitorando attentamente la situazione per predisporre strategie di contenimento mirate.
Una delle proposte sul tavolo è lo sviluppo di una filiera commerciale per l’utilizzo alimentare del granchio blu, come già avviene in altri Paesi, Stati Uniti in primis. Tuttavia, la resistenza culturale e l’insufficienza del consumo a compensare la rapida riproduzione rendono questa opzione poco efficace da sola.
Secondo gli esperti, la chiave per limitare l’espansione della specie potrebbe risiedere nel potenziamento dei suoi predatori naturali. Alcuni progetti pilota, come quello dell’Università di Bologna, stanno valutando l’impiego del polpo come alleato biologico nella lotta al granchio blu. Tuttavia, questa soluzione è applicabile solo in aree marine compatibili con le esigenze del cefalopode.
Nel contesto dell’Adriatico e delle zone lagunari, l’attenzione si sposta verso specie autoctone come anguilla, spigola e orata. Questi pesci, predatori naturali di crostacei, potrebbero avere un ruolo cruciale nel controllo della popolazione del granchio blu, soprattutto nei primi stadi di vita. Purtroppo, la pressione della pesca su queste specie ha ridotto drasticamente la loro presenza, compromettendo il potenziale effetto regolatore che potrebbero esercitare.
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