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25 Giugno 2025 - 07:58
Non si chiude il mistero sulla morte di Aurora Maniscalco, la hostess palermitana di 24 anni precipitata dal terzo piano di un palazzo nel cuore di Vienna nella notte tra sabato 21 e domenica 22 giugno. La Procura austriaca ha disposto l’autopsia sul corpo della giovane, accogliendo la richiesta della famiglia che da giorni chiede chiarezza su una vicenda che, fin dalle prime ore, è apparsa piena di ombre.
Una svolta che arriva mentre le autorità austriache sembravano orientate verso l’archiviazione del caso come suicidio, ipotesi che i familiari della vittima rigettano con forza. A far crescere i sospetti è soprattutto la presenza del compagno di Aurora, che si trovava in casa al momento della tragedia. L’uomo avrebbe assistito alla scena, ma – secondo la ricostruzione fornita dai genitori della vittima – avrebbe contattato prima i propri familiari e solo sette ore dopo quelli della ragazza.
Un dettaglio che ha spinto la famiglia Maniscalco a depositare due esposti distinti: uno alla Procura di Vienna, l’altro a quella di Palermo, affinché venga fatta piena luce sul ruolo dell’uomo e su eventuali responsabilità. Intanto, l’autopsia potrebbe svelare elementi decisivi per chiarire se Aurora sia caduta volontariamente o se qualcuno l’abbia spinta. Alcuni parenti di Aurora Maniscalco parlano apertamente di una relazione difficile e di tensioni mai sopite con il fidanzato: “Nei giorni scorsi c’era stata una lite tra loro. Nessuno in famiglia crede che si sia trattato di un suicidio”. Un’accusa netta, che rafforza i dubi su quanto accaduto nella notte in cui la giovane hostess è precipitata dal terzo piano di un palazzo a Vienna. La verità è ancora lontana, ma la battaglia dei genitori continua.
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