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Disegno di legge

Il Ddl sull'intelligenza artificiale riceve il via libera dalla Camera. Ecco le modifiche richieste e le proteste degli esponenti politici

La Camera cancella la misura voluta dal Senato: dati sensibili anche fuori dai confini. Dubbi su sicurezza, governance e diritti d’autore

Il Ddl sull'intelligenza artificiale riceve il via libera dalla Camera. Ecco le modifiche richieste e le proteste degli esponenti politici

Foto di repertorio

Dopo l'approvazione del Consiglio dei Ministri arrivato il 23 aprile 2024, ieri è stato approvato dalla Camera dei deputati il disegno di legge presentato per la regolamentazione dell'intelligenza artificiale. Con 136 sì, 94 no e 5 astenuti, si è concluso il secondo girone dei tre previsti. Il Ddl aveva ottenuto un primo lascia passare dal Senato il 20 marzo scorso, ma le ultime modifiche richieste richiedono una terza lettura definitiva.

Durante l’esame congiunto nelle commissioni Attività Produttive e Trasporti alla Camera, è stato cancellato il comma 2 dell’articolo 6, introdotto in Senato solo pochi mesi fa. La disposizione stabiliva che i sistemi di intelligenza artificiale destinati all’uso da parte della Pubblica Amministrazione dovessero operare su server collocati nel territorio italiano. Una misura che puntava a garantire un maggiore controllo sulla localizzazione e la protezione dei dati dei cittadini.

La sua eliminazione consente ora di archiviare anche all’estero informazioni sensibili, come dati fiscali, biometrici e anagrafici, sollevando perplessità sulla tutela della privacy. Per Elisabetta Piccolotti (Alleanza Verdi Sinistra), il rischio è chiaro: «Così i dati degli italiani finiranno nelle mani degli Stati Uniti o di Israele».

Dal Partito Democratico si levano critiche anche sul metodo. Il deputato Andrea Casu ha sottolineato l’importanza di differenziare tra dati ordinari e quelli strategici, proponendo che solo questi ultimi debbano essere obbligatoriamente conservati su server nazionali. Un’operazione che, secondo i dem, renderebbe il sistema più efficiente senza sacrificare la sicurezza delle informazioni cruciali.

Oltre alla questione dell’ubicazione dei server, resta aperto anche il problema della governance. La responsabilità del controllo sui sistemi AI sarà condivisa tra l’Agenzia per l’Italia Digitale (Agid) e l’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale (Acn). Una scelta che, secondo Casu, rischia di generare incertezza, mancando una regia indipendente e unitaria.

Infine, il testo è stato criticato anche da esponenti del mondo culturale, in particolare per le debolezze dell’articolo 25, accusato di non tutelare adeguatamente il diritto d’autore. Durante una conferenza tenuta l’11 giugno alla Camera, diverse associazioni di categoria hanno denunciato un potenziale “saccheggio” dell’ingegno artistico nazionale, chiedendo un intervento urgente per rafforzare le garanzie su opere e contenuti originali generati dall’intelligenza artificiale.

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