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L'allarme
15 Agosto 2025 - 10:24
È tornato a muoversi il versante della montagna in località Chiappetti, nel comune di Quincinetto, al confine con la Valle d’Aosta. Una frana nota da anni, che si riaffaccia con prepotenza ogni volta che il maltempo insiste e che oggi, come mai prima, fa davvero paura. Nella serata del 17 aprile scorso, dopo ore di pioggia intensa, i sensori hanno rilevato un’accelerazione improvvisa dello smottamento: quasi 3 centimetri in 24 ore, un valore che non si era mai raggiunto prima da quando è stato attivato il sistema di monitoraggio. La soglia di allerta, fissata a 1,5 centimetri al giorno, è stata doppiata. Alle ore 11,41 di quella mattina è scattata la Fase 3 del protocollo di emergenza, e la decisione è stata immediata: chiudere in entrambe le direzioni l’autostrada A5 nel tratto tra Quincinetto e Pont-Saint-Martin, a ridosso del confine regionale. In pratica, la porta di accesso alla Valle d’Aosta è stata sbarrata. Il blocco, arrivato in un giorno lavorativo, ma a ridosso del ponte del 25 aprile, ha causato il caos: 18 chilometri di coda e traffico completamente paralizzato lungo la statale 26, unica alternativa in una zona già fragile dal punto di vista infrastrutturale.
Tanti i mezzi pesanti e i pendolari rimasti bloccati per ore. I Comuni interessati – Quincinetto e Pont-Saint-Martin in testa – hanno chiesto a gran voce un tavolo permanente con Regione, Protezione Civile e Ministero delle Infrastrutture. L’obiettivo: "trovare una via d’uscita a una situazione che, di fatto, mette a rischio ogni collegamento tra Piemonte e Valle d’Aosta in caso di nuova allerta". «In sei anni di monitoraggi, mai avevamo visto movimenti del genere», ha dichiarato un tecnico del centro di monitoraggio gestito dall’Università di Firenze. I dati parlano chiaro: quella notte la frana si è mossa come non aveva mai fatto prima. Il fronte instabile è ampio, quasi 500mila metri cubi di materiale roccioso che incombono sull’autostrada. Eppure, nonostante l’allarme, non si tratta di una novità. La frana è oggetto di attenzione da oltre vent’anni, e la minaccia torna puntuale ogni qualvolta piove abbondantemente. La differenza, oggi, sta nella frequenza e nell’intensità degli episodi, sempre più violenti anche a causa dei cambiamenti climatici. In queste settimane, tecnici e operai sono al lavoro per concludere la realizzazione del vallo paramassi, un’opera fondamentale per cercare di contenere eventuali crolli e proteggere l’A5. La consegna è prevista per il 15 ottobre prossimo. Una scadenza che tutti sperano venga rispettata, ma che non basta a mettere in sicurezza la valle. Le istituzioni si muovono.
Il Presidente della Regione Valle d’Aosta Renzo Testolin ha partecipato a un incontro urgente a Pont-Saint-Martin insieme all’assessore regionale ai Trasporti Luigi Bertschy, all’omologo piemontese Marco Gabusi, ai sindaci e ai tecnici. L’obiettivo è rafforzare la cooperazione tra Valle d’Aosta e Piemonte per affrontare una criticità che non conosce confini. Nel frattempo, il piano speditivo d’emergenza predisposto da Regione Piemonte e Protezione Civile è stato riattivato: percorsi alternativi, segnaletica dinamica, presidio dei punti nevralgici. Ma si tratta pur sempre di misure tampone. «Serve una visione a lungo termine – ha dichiarato un funzionario della Protezione Civile –. La frana di Quincinetto non si può né fermare né ignorare. Bisogna prepararsi al peggio e attrezzarsi per convivere con il rischio». La stessa Regione Valle d’Aosta, attraverso il gruppo consiliare Rassemblement Valdôtain, ha chiesto l’attivazione di un tavolo tecnico con il Ministero delle Infrastrutture, affinché si valutino soluzioni alternative alla A5: nuovi tracciati, eventuali bypass, o progetti di messa in sicurezza più radicali. Intanto, il versante continua a essere sorvegliato giorno e notte. I sensori non rilevano, al momento, nuove accelerazioni anomale. Ma il rischio è sempre dietro l’angolo. Basta una nuova perturbazione intensa per far scattare di nuovo il livello massimo d’allerta. E con l’autunno alle porte, e i lavori ancora in corso, la frana di Quincinetto resta una bomba a orologeria. Gli automobilisti sperano di non dover vivere un nuovo blocco totale come quello di aprile. Le istituzioni, dal canto loro, sono chiamate a una sfida che dura da decenni: trasformare una reazione d’emergenza in una vera strategia di prevenzione e resilienza.
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