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Mostra del Cinema di Venezia 2025
19 Agosto 2025 - 17:50
Alexander Payne guiderà la giuria internazionale dell’82esima Mostra del Cinema di Venezia, in programma dal 27 agosto al 6 settembre 2025. La scelta non sorprende: regista, sceneggiatore e produttore tra i più apprezzati del cinema americano contemporaneo, Payne ha costruito una carriera incentrata su una narrazione sottile, fatta di ironia, malinconia e uno sguardo sempre attento alle fragilità umane. Elementi che lo rendono da oltre vent’anni una voce unica nel panorama cinematografico internazionale.
Nato a Omaha, Nebraska, nel 1961, si laurea a Stanford in Letteratura spagnola prima di approdare alla regia alla UCLA. La sua carriera è ricca di riconoscimenti: due Oscar per la miglior sceneggiatura non originale (Sideways e Paradiso amaro), quattro nomination come miglior regista e un Leone d’argento a Venezia nel 2011. Ma più dei premi, ciò che colpisce è la sua coerenza stilistica: ogni film racconta storie di persone comuni poste di fronte a scelte difficili, sempre trattate con empatia e umorismo delicato.
In occasione della nomina a presidente di giuria, Payne ha dichiarato che è per lui “un onore servire in giuria a Venezia”, sottolineando il valore storico del festival come celebrazione del cinema d’autore. Ma per capire davvero perché la Biennale lo abbia scelto, più che guardare ai premi o al curriculum, bisogna guardare ai suoi film. Tre titoli, in particolare, raccontano bene il suo mondo.
The Holdovers, il suo ultimo film, segna un ritorno maturo e molto applaudito. Ambientato negli anni Settanta, segue le vicende di un insegnante scorbutico (interpretato da Paul Giamatti), uno studente lasciato solo durante le vacanze di Natale, e una cuoca in lutto. Tre solitudini che imparano a restare insieme. Il film mescola nostalgia, dolore e umorismo, con una regia tanto discreta quanto efficace, e ha convinto critica e pubblico come il suo miglior lavoro dai tempi di Sideways.
Con Downsizing – Vivere alla grande (2017), Payne sperimenta in chiave satirico-fantascientifica, immaginando un mondo in cui le persone possono rimpicciolirsi per vivere meglio e ridurre l’impatto ambientale. Il risultato è un film ambizioso, che affronta temi come consumo, disuguaglianze e illusione della felicità, senza mai perdere di vista la dimensione umana. Pur non essendo tra i suoi titoli più amati, rappresenta bene la curiosità creativa del regista.
Infine, con Paradiso amaro (2011), forse il film che meglio rappresenta la sua poetica, Payne porta sullo schermo la storia di un padre (interpretato da George Clooney) che deve affrontare la fine del matrimonio, una tragedia imminente e il difficile rapporto con le figlie. Ambientato nelle Hawaii più intime e meno da cartolina, il film vale a Payne l’Oscar alla sceneggiatura e conferma la sua abilità nel raccontare emozioni complesse senza cadere nel sentimentalismo.
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