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Il caso
22 Agosto 2025 - 09:40
La decisione della provincia di Asti di autorizzare l'abbattimento selettivo e la cattura di alcune specie in sovrannumero sta scatenando un acceso dibattito, con un vero e proprio scontro tra animalisti e istituzioni. Cinghiali, caprioli, nutrie, corvidi, minilepri e piccioni sono i principali bersagli di questa misura, pensata per contenere la crescita incontrollata della fauna selvatica, che sta causando danni a agricoltura, igiene pubblica e sicurezza.
La decisione, che prevede un intervento regolamentato, è sostenuta dalla Associazione Nazionale per la Tutela dell'Ambiente e della Vita Rurale, che ne difende la necessità. L'associazione sottolinea l'urgenza di agire in modo responsabile e concreto, ribadendo che una fauna fuori controllo sta creando seri rischi a livello ambientale e sanitario.
Tuttavia, la misura ha sollevato polemiche tra esponenti politici e gruppi animalisti, che accusano le istituzioni di dar “il via libera alle doppiette”. L'associazione risponde smontando le accuse, definendo i timori come “falsi e fuorvianti”. Gli interventi, infatti, saranno effettuati solo da personale formato e autorizzato, con l'obiettivo di ridurre i rischi sanitari e tutelare l'equilibrio ambientale.
La questione si arricchisce di una prospettiva scientifica e veterinaria, con un dibattito che divide gli esperti. Da un lato, chi sollecita soluzioni incruente, come metodi di gestione della fauna meno invasivi; dall'altro, il parere del dottor Gian Carlo Bosio, che difende l'abbattimento controllato come “strumento legale, efficace e necessario” in situazioni di emergenza ambientale.
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