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Il fatto
30 Agosto 2025 - 06:15
Li ha visti un attimo prima dell’impatto, ma era già troppo tardi. Erano le 23.49 del 30 agosto 2023 quando il treno 14950 ha travolto e ucciso Giuseppe Sorvillo, 43 anni, di Brandizzo; Giuseppe Aversa, 49, di Chivasso; Michael Zanera, 34, Saverio Giuseppe Lombardo, 52, entrambi del Vercellese; e Kevin Laganà, 22 anni, il più giovane del gruppo. Alla guida del convoglio, insieme a un collega con trent’anni di servizio, c’era un macchinista di 31 anni, dipendente di Rfi. Non è indagato, non è imputato. È considerato parte offesa. La coscienza dell’incidente – l’impatto, il rumore, la consapevolezza di averli investiti – è qualcosa che ancora oggi lo accompagna. Quel treno, vuoto e con 11 carrozze, viaggiava regolarmente sul binario 1 della stazione di Brandizzo. Il segnale era verde. Nessuna comunicazione aveva avvisato i macchinisti della presenza degli operai sui binari. Per questo entrambi – i soli testimoni diretti insieme ai due sopravvissuti del cantiere – sono finiti in ospedale sotto shock. E poi, pochi giorni dopo, in procura a Ivrea, a ricostruire ogni dettaglio. Il più giovane dei due, accompagnato dalla fidanzata. Davanti al procuratore capo Gabriella Viglione e alle pm Valentina Bossi e Giulia Nicodemi, hanno confermato che nessuno li aveva informati dei lavori in corso su quel tratto. È anche da lì che sono partite le accuse: 21 persone fisiche e 3 società. Fra queste anche Rfi, datore di lavoro dell’ex macchinista, che nel frattempo ha cambiato mansione: oggi è impiegato, non guida più treni. Non per scelta, ma per le conseguenze psicologiche dell’incidente. A questo si somma anche una perdita economica: fuori dalla cabina, ha perso pure le indennità previste per chi guida. Per questo il trentunenne, assistito dall’avvocato Paolo Rossati, potrebbe costituirsi parte civile nel processo. Il suo nome è presente, accanto a quelli di genitori, mogli e figli delle vittime. C’è anche il Comune di Brandizzo, ci sono i sindacati Filca Cisl e Fillea Cgil. Ma la sua è una posizione diversa. Non ha rilasciato dichiarazioni dopo la chiusura delle indagini, non ha voluto parlare del trauma, dei mesi successivi, della stampa sotto casa. Tutto fermo a quella notte di fine agosto. La notte in cui un treno ha fermato cinque vite. E anche la sua.
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