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Politica
04 Settembre 2025 - 07:00
Mazzù, Schlein e Rossi
Ha ragione Pasquino (il satiro di TorinoCronava) nello scrivere che alla Festa dell’Unità di Torino se la cantano e se la suonano tra loro. Ieri è stato diffuso il programma che conferma la sarcastica opinione. È il festival dove ciarlano tra loro esponenti di ogni livello del partito di Elly Schlein e dove vengono riservati posti di riguardo ai poteri forti della città. Torino è e resta un presidio degli ex comunisti, una metropoli dove si consuma una simbiosi quasi perfetta tra i paladini dell’ideologia woke e la bassa e alta finanza che comanda. È sufficiente leggere i nomi di chi vi partecipa per averne conferma. Il Pd, con l’elezione di Schlein come segretaria, si è trasformato in un movimento d’opinione d’élite, lontano dalla tradizione popolare presente nell’atto fondativo del partito. Pressoché ignorata, alla festa, la componente cattolica, se non in un dibattito organizzato per presentare un libro di Monica Canalis e nel frettoloso e conclusivo ricordo di Tina Anselmi, nome preso a prestito commettendo quasi un sacrilegio. Ignorata l’elezione di un Papa che ha preso il nome di Leone, richiamando così in modo forte quella rerum novarum ispiratrice della politica che ha costruito il Paese. Ma nel Pd di pseudo papa già ce n’è uno, è quel Gianni Cuperlo che ha avuto la sfrontatezza di dire che nel partito saranno accolti solo i cattolici che assomigliano a Bergoglio. Un giochetto surreale, ma già usato in passato (i cattolici del dissenso ospitati come soldatini obbedienti nelle fila della Sinistra Indipendente), per dividere e creare fratture su questioni che non esistono. L’ultimo schiaffo, infine, è una tavola rotonda dove l’antiabortismo viene additato come colpa, piuttosto che convinzione. Un Pd, dunque, con gli occhi che sembrano foderati di prosciutto, convinto che la vittoria alla prossime comunali sia scontata. Ma questa volta, l’altra parte potrebbe trovare il Guazzaloca giusto.
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