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Il caso
28 Ottobre 2025 - 07:45
Schiaffi, strattoni, insulti. Calci. Palpeggiamenti e baci imposti a chi non poteva dire di no. Nelle pieghe quotidiane della Comunità Mauriziana di Luserna San Giovanni - una struttura residenziale che accoglie persone con disabilità gravi - la cura, secondo l’accusa, si sarebbe trasformata in un rito della sopraffazione. E quei gesti, ripetuti e normalizzati, hanno infine portato otto operatori davanti a un giudice. Otto nomi che la Procura ha deciso di mandare a processo con giudizio immediato. Gli imputati sono Gudumac Ion, russo, classe 1996, Polliotto Patrizia, 33 anni. Poi, Mosulet Nicolai, nato nel 1970 in Romania, Saadii Aziz, di Beni Bataou, classe 1984. Ancora, Carle Maurizio, classe 1965, Ricca Matteo, 29 anni, Catanzariti Francesco, classe 1980, e, infine, Persiano Roberto, 62 anni. Una scelta processuale che, al di là delle formule, dice una cosa semplice e netta: gli inquirenti ritengono di avere materiale sufficiente per affrontare il dibattimento senza passare per l’udienza preliminare. Filmati, intercettazioni ambientali, testimonianze e referti medici compongono - dicono gli atti - un quadro aggravato dal fatto che le vittime erano persone ricoverate e fragili. Gli episodi descritti negli atti sono crudi nella loro ripetitività. C’è il caso - rimasto centrale nell’inchiesta - in cui Gudumac avrebbe trascinato un ospite nella saletta tv, costringendolo a sdraiarsi su un materasso di contenzione, immobilizzandolo sedendosi sul suo fondoschiena, torcendogli le braccia dietro la schiena. Accanto a lui, Polliotto. a bloccarne le gambe. «Allora… allora!», avrebbe urlato l’operatore, come se la violenza fosse un gioco di potere da esibire. Non sono eccezioni isolate. Le carte ricostruiscono un copione che si ripeteva: Poliotto che deride una donna, le dice: «Parli come una mucca»; Mosulet insulta e minaccia un altro ospite con frasi volgari; Catanzariti, Ricca e Carle protagonisti di un episodio di umiliazione con spinte e schiaffi; Persiano accusato di aver costretto un ospite, incapace di esprimere consenso, a subire palpeggiamenti e baci, fino a indurlo a «masturbarsi forzatamente». Intanto, l’operatore «lo baciava sulla guancia». In altri momenti, secondo l’accusa, qualcuno si sarebbe divertito a versare oli purganti nelle bevande per provocare dissenteria e metterlo in difficoltà il turno successivo: una crudeltà che sa di meccanica e abitudine. E ancora, alcuni imputati invitavano un ospite a picchiarne un’altra. Una donna spesso oggetto di scherno e violenza. La cooperativa che gestisce la struttura ha espresso «profonda amarezza» e si è detta estranea alle condotte contestate. Ma la domanda rimane: come è possibile che abusi così gravi passino sotto il silenzio per così tanto tempo? Le indagini sono state affidate ai carabinieri del Nas di Torino, che hanno eseguito ordinanze cautelari - arresti domiciliari, divieti di dimora, obblighi di presentazione - e perquisizioni domiciliari. Per i magistrati il dato più inquietante non è solo la violenza in sé, ma la sua sistematicità.
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