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Il caso

Marouan, 18 anni, trovato morto sotto il ponte della Gula: la famiglia teme una sfida online. «Serve la verità»

 I carabinieri, coordinati dal pm Francesco Condomitti, hanno sequestrato ogni apparecchio e aperto un fascicolo per istigazione al suicidio

Marouan, 18 anni, trovato morto sotto il ponte della Gula: la famiglia teme una sfida online. «Serve la verità»

Non è soltanto il dolore a muovere la famiglia di Marouan Nid Belkacem, ma il bisogno di capire cosa sia accaduto davvero a quel ragazzo di 18 anni trovato morto il 13 settembre, sotto il ponte della Gula, poco fuori Varallo Sesia. Un caso che, con il passare delle settimane, si è fatto sempre più complesso. E che ora vede gli inquirenti lavorare su un’ipotesi precisa: istigazione al suicidio. A rendere tutto più inquietante sono i dubbi dei suoi familiari. «Non vogliamo che la vicenda venga archiviata come un gesto volontario – dice la cugina, Salma Daimoucha –. Marouan stava bene, non aveva problemi. Bisogna capire fino in fondo cosa gli è successo». Lei fa da portavoce ai genitori, che vivono nel silenzio e nell’attesa. Il ragazzo, quel giorno, era uscito come sempre dalla casa di Varallo. Bicicletta, cuffie nelle orecchie, diretto a Borgosesia per andare dal barbiere. Le telecamere lo riprendono mentre pedala tranquillo. Poi più nessuna traccia. All’inizio si teme un allontanamento volontario, finché dopo giorni di ricerche il suo corpo viene ritrovato ai piedi del ponte. Un ritrovamento che non cancella le domande, anzi: i familiari riferiscono che, prima di sparire, Marouan avrebbe cancellato completamente i contenuti dei propri dispositivi. Telefono e computer, entrambi azzerati. Un gesto che i parenti collegano a un possibile ricatto o a una “sfida” sui social. «Gli amici ci hanno parlato di un gruppo Telegram – spiega ancora Salma –. Qualcosa che lo avrebbe messo sotto pressione. Forse una challenge dal dark web». I carabinieri, coordinati dal pm Francesco Condomitti, hanno sequestrato ogni apparecchio e aperto un fascicolo per istigazione al suicidio. Gli accertamenti passano anche per l’autopsia, che dovrebbe chiarire i tempi e la dinamica della morte. La famiglia sostiene di aver appreso che il decesso sarebbe compatibile con la data del ritrovamento: un dettaglio che lascia aperta la possibilità che il ragazzo non fosse stato solo nei giorni precedenti. Restano anche altri elementi: le ferite alla testa, considerate dai parenti meno gravi rispetto a quelle che ci si aspetterebbe dopo una caduta da quell’altezza, e il telefono ritrovato integro nelle tasche. La salma è stata restituita ai familiari, che hanno celebrato il funerale in Marocco. Ora i genitori hanno incaricato l’avvocata Francesca Bertona e valutano, se necessario, di rivolgersi a un investigatore privato. «Ma è un costo enorme – spiegano –. Speriamo che la procura chiarisca tutto. Marouan aveva diciotto anni. Non si può morire così, e lasciare che tutto scivoli via nel dubbio».

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