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Il fatto
02 Dicembre 2025 - 14:30
La produzione della docuserie Netflix dedicata al caso Yara Gambirasio finisce sotto la lente del Garante della Privacy. L’autorità ha inflitto una sanzione di 40.000 euro a Quarantadue srl per l’utilizzo di registrazioni audio dei genitori della ragazza, trasmesse nella serie in cinque episodi andata in onda da luglio 2024.
Gli audio in questione comprendono messaggi vocali lasciati dai genitori sulla segreteria telefonica della figlia subito dopo la scomparsa, oltre ad alcune conversazioni tra i coniugi durante le fasi concitate delle ricerche. Il Garante ha stabilito che i 46 file non potranno più essere diffusi.
A settembre scorso, i coniugi Gambirasio, assistiti dagli avvocati Enrico Pelillo e Andrea Pezzotta, avevano presentato un reclamo ufficiale chiedendo che venisse impedita la diffusione di materiale audio registrato durante le indagini, mai impiegato nel processo contro Massimo Giuseppe Bossetti, condannato all’ergastolo per l’omicidio di Yara. Si tratta di messaggi inviati da Maura Gambirasio alla figlia tredicenne, scomparsa a Brembate di Sopra (Bergamo) il 26 novembre 2010, ritrovata senza vita a Chignolo d’Isola nel febbraio 2011, e di alcune telefonate con il marito. Gli audio sono stati utilizzati nei primi tre episodi della serie intitolata “Il caso Yara – Oltre ogni ragionevole dubbio”.
Quarantadue srl ha difeso l’inserimento delle registrazioni, sostenendo che si trattava di brevi estratti di intercettazioni telefoniche o ambientali autorizzate dall’autorità giudiziaria, incluse nel fascicolo del pubblico ministero, oppure di deposizioni rese in tribunale durante il processo a Bossetti. La casa di produzione ha inoltre rivendicato il diritto di cronaca e dichiarato di aver chiesto la collaborazione dei genitori, proposta da loro rifiutata.
Il Garante ha ritenuto che la diffusione degli audio abbia superato il limite della necessità informativa, violando la sfera privata dei coniugi Gambirasio e travalicando i confini del diritto di cronaca. “La pubblicazione dei messaggi e delle conversazioni telefoniche, che includono le intime e sofferte esternazioni della madre, non rispetta i principi di corretto esercizio del diritto di cronaca”, si legge nel provvedimento. La sanzione di 40.000 euro è stata quindi confermata, con possibilità per i diretti interessati di presentare ricorso entro 30 giorni.
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