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Caso Garlasco, il Dna che “punta” Sempio ma non regge: cosa abbiamo scoperto davvero

Le tracce sotto le unghie di Chiara sembrano dare la risposta definitiva, ma la perizia smonta tutto

Caso Garlasco, il Dna che “punta” Sempio ma non regge: cosa abbiamo scoperto davvero

La nuova analisi sul materiale genetico recuperato dalle unghie di Chiara Poggi introduce elementi di interesse ma non fornisce alcuna certezza. La biologa forense Denise Albani, incaricata dal tribunale per l’incidente probatorio, conclude in una relazione di oltre 90 pagine che il Dna rinvenuto mostra compatibilità con la linea paterna di Andrea Sempio, pur non consentendo l’identificazione certa di un singolo individuo.

Materiale genetico esaurito e analisi non replicabili

La perizia si basa esclusivamente sui dati raccolti nelle precedenti analisi: i margini ungueali sono infatti stati totalmente utilizzati nel 2014 dal biologo Francesco De Stefano durante il processo d’appello bis a carico di Alberto Stasi. L’assenza del campione originale rende impossibile ogni nuovo esame e limita il valore scientifico dei risultati.

Compatibilità presente ma scientificamente debole

Secondo Albani, i calcoli biostatistici indicano una certa compatibilità tra la traccia genetica e la genealogia di Sempio, con un supporto definito “moderato” o “forte” a seconda della traccia. La più significativa si trova sul mignolo della mano destra della vittima.

La perita sottolinea però che si tratta di un aplotipo Y misto, parziale e non consolidato, ottenuto con un metodo che non garantisce dati ripetibili. La mancanza di replicabilità impedisce di considerare la traccia come prova affidabile.

Origine e modalità di deposito impossibili da stabilire

La relazione ribadisce che non è possibile determinare:

  • se il materiale fosse presente sopra o sotto le unghie,

  • se derivi da contatto diretto, trasferimento indiretto o contaminazione,

  • il momento in cui il Dna sarebbe stato depositato.

Il metodo di estrazione utilizzato nel 2014, basato su un vero e proprio “lavaggio”, ha eliminato ogni possibilità di distinguere la provenienza delle tracce.

Contaminazione non esclusa

Il Dna maschile, già scarso e deteriorato, presenta caratteristiche tali da non permettere conclusioni solide. La stessa Albani precisa che, trattandosi di tracce non ripetibili, ogni interpretazione resta ipotetica.

Stime probabilistiche: alto valore numerico, bassa affidabilità

Secondo i modelli statistici utilizzati, sulla mano destra è:

  • da 476 a oltre 2.150 volte più probabile
    che la traccia provenga da Sempio (o un parente della stessa linea paterna)
    rispetto all’ipotesi di due uomini sconosciuti.

Sulla mano sinistra, il rapporto scende a:

  • 17–51 volte più probabile.

Nonostante questi numeri, la perita avverte che i calcoli sono teorici e condizionati da limiti importanti, tra cui l’assenza di un database locale e la mancanza di un profilo genetico consolidato.

Gli altri accertamenti: nessuna traccia di Sempio altrove

La relazione consegnata al gip di Pavia, Daniela Garlaschelli, riferisce che i sessanta prelievi effettuati nell’incidente probatorio non hanno individuato alcun Dna riconducibile ad Andrea Sempio.

Alcune tracce presenti nell’abitazione di Garlasco risultano appartenere al padre della vittima, Giuseppe Poggi; altre erano degradate. I rifiuti analizzati (come vasetti di yogurt e imballaggi) hanno restituito il profilo della vittima. Sulla cannuccia dell’Estathé, invece, è stato rilevato un profilo maschile giudicato “estremamente fortemente” compatibile con Alberto Stasi.

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