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il caso

Morte di "Jacky l'ultrà", storico leader dei tifosi Juve: condannato l'ospedale

Si chiamava Antonio Marinaro e aveva 61 anni. Il tribunale di Torino ha condannato il San Luigi di Orbassano a risarcire la sorella

Jacky l'ultrà, storico leader dei tifosi della Juve

Jacky l'ultrà, storico leader dei tifosi della Juve

Antonio Marinaro era conosciuto dagli altri tifosi come "Jacky l'ultrà", uno dei capi storici della tifoseria organizzata della Juventus. Jacky morì il 2 gennaio 2016, a 61 anni, per le conseguenze di un'infezione, e nelle scorse settimane la quarta sezione civile del tribunale di Torino ha condannato l'azienda ospedaliera del San Luigi di Orbassano a risarcire la sorella di Jacky. Una consulenza tecnica, disposta d'ufficio dai giudici, ha infatti accertato delle responsabilità di carattere sanitario sia nella diagnosi che nel percorso di cura. La sorella di Antonio "Jacky", Giovanna, che vive a Milano, è stata assistita dall'avvocato Domenico Nigro di Gregorio del foro di Potenza. L'azienda ospedaliera ha chiesto la sospensione dell'esecutività della sentenza e ha presentato un ricorso in appello. La lunga militanza nella curva bianconera aveva reso Jacky l'ultrà, fondatore del gruppo "Fossa dei Campioni", un personaggio simbolo del tifo juventino. Al suo funerale, pagato dal Comune, si presentarono centinaia di tifosi juventini e anche molti sostenitori del Torino, uno dei quali pronunciò un breve discorso. La settimana precedente, nel corso di una partita tra il Toro e l'Empoli, i granata mostrarono allo stadio uno striscione con la scritta "Onore al guerriero bianconero, ciao Jacky". «Siamo convinti - dichiara l'avvocato Domenico Nigro di Gregorio - che anche la Corte d'appello confermerà la decisione del giudice. La sentenza di primo grado è molto bene argomentata e motivata. Spiace però dovere mettere in evidenza l'ostinazione con cui, nonostante ciò che è emerso nel corso del procedimento, la controparte insista nel portare avanti una partita che sta durando ormai da troppo tempo. Ma la signora Giovanna crede nella giustizia e continuerà a crederci». L'azienda ospedaliera aveva anche respinto l'invito dei giudici a una conciliazione.

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