Dal 2026, la strategia contro l’evasione cambia passo, puntando su soluzioni tecnologiche capaci di rendere i controlli più stringenti. Registratori di cassa telematici e strumenti di pagamento elettronico (Pos, bancomat e sistemi digitali) dovranno essere formalmente collegati, consentendo all’Agenzia delle Entrate un confronto automatico tra quanto incassato e quanto dichiarato. Una mossa che punta a ridurre gli spazi di manovra per il sommerso e a rendere più rapidi anche altri strumenti di controllo, dall’Iva ai pignoramenti.
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Il cuore della novità è l’obbligo, per tutti gli esercenti, di protocollare presso l’Agenzia delle Entrate l’abbinamento tra registratore telematico e strumenti di pagamento elettronico. Non si tratta di un collegamento fisico tra dispositivi, ma di una registrazione formale da effettuare online.
Con un provvedimento firmato a fine ottobre 2025, l’Agenzia ha stabilito che l’operazione avverrà tramite un servizio disponibile nell’area riservata del proprio sito. L’esercente, direttamente o tramite un intermediario, dovrà selezionare la matricola del registratore di cassa già censito e associarla ai Pos o agli altri strumenti di pagamento elettronico a lui intestati.
Per semplificare la procedura, la piattaforma mostrerà automaticamente l’elenco dei dispositivi di pagamento riconducibili all’esercente, comunicati in precedenza dagli operatori finanziari. Anche chi trasmette i corrispettivi tramite la procedura web dell’Agenzia, e non con il registratore telematico, potrà effettuare l’abbinamento nella stessa area.
Il provvedimento chiarisce anche le regole di merito: i pagamenti elettronici dovranno essere memorizzati dagli strumenti di certificazione dei corrispettivi, registrati al momento dell’operazione e indicati nel documento commerciale, specificando la forma di pagamento e l’importo.
I dati saranno poi trasmessi telematicamente all’Agenzia delle Entrate in forma aggregata su base giornaliera, con le stesse modalità già previste per i corrispettivi telematici. L’obiettivo è rendere immediato il confronto tra incassi elettronici e scontrini emessi.
Per i Pos attivati o modificati dopo l’entrata in vigore della norma, la registrazione dovrà avvenire tra il sesto giorno del secondo mese successivo all’attivazione e l’ultimo giorno lavorativo dello stesso mese.
Per gli strumenti già in uso al 1° gennaio 2026 o utilizzati nel corso di gennaio è, invece, previsto un termine di 45 giorni dalla messa a disposizione del servizio online. Chi è già operativo dovrà, quindi, monitorare l’avvio della piattaforma e muoversi rapidamente per evitare irregolarità.
Nel pacchetto di interventi trova spazio anche una stretta sull’Iva. In caso di mancata presentazione della dichiarazione, l’Agenzia delle Entrate potrà calcolare l’imposta dovuta utilizzando i dati delle fatture elettroniche e dei corrispettivi telematici.
Se il contribuente non risponde entro 60 giorni alle comunicazioni dell’Agenzia, l’imposta potrà essere iscritta a ruolo con una sanzione pari al 120%. Una “liquidazione sprint” che punta a ridurre i tempi di recupero dell’imposta evasa.
Un’altra novità riguarda la riscossione. Con la Manovra 2026 debutta il cosiddetto pignoramento presso terzi accelerato. Grazie all’accesso ai dati della fatturazione elettronica, l’Agente della riscossione potrà individuare rapidamente i clienti delle imprese debitrici e bloccare i pagamenti prima che arrivino sul conto dell’azienda.
L’obiettivo è intercettare i flussi finanziari “a monte”, rendendo più efficace il recupero dei crediti fiscali.
Il viceministro dell’economia, Maurizio Leo, ha collegato il rafforzamento della compliance fiscale anche all’evoluzione del mercato del lavoro. Secondo Leo, la fine del reddito di cittadinanza e il potenziamento delle politiche attive avrebbero favorito l’emersione del lavoro regolare, con effetti positivi sulle entrate.
Nel 2024, ha ricordato il viceministro, il recupero complessivo dell’evasione ha raggiunto 26,3 miliardi di euro: 22,8 miliardi da attività ordinarie di controllo e 3,5 miliardi da misure straordinarie.