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23 Novembre 2021 - 07:44
Non più “studente” o “studentessa”, ma “student*”, basta con “ragazzo” o “ragazza”, ma “ragazz*”. L’iniziativa del liceo classico Cavour che prevede l’uso dell’asterisco al posto delle desinenze di sostantivi e aggettivi nelle comunicazioni ufficiali, per evitare discriminazioni di genere a sostegno del “gender fluid” (chi non si riconosce nel sesso maschile o femminile) ha scatenato una vera e propria bufera nel mondo accademico e politico. Ma cosa pensano i diretti interessati? Tra gli “student*” del Cavour le opinioni divergono. I favorevoli sono di più ma c’è anche chi non è d’accordo.
FAVOREVOLI E CONTRARI «Qui c’è una grande comunità Lgbt - spiega Enrica, in attesa di entrare in classe -, in tanti si sentivano a disagio, ora sono più tranquilli». «In classe si fanno tante battutine - sottolinea Cecilia della quinta F -, per me è un buon risultato contro la discriminazione». Danilo, 19 anni, invece non è entusiasta dell’iniziativa: «Sono contrario ma non serve a non discriminare». Per Ilaria invece: «È una forzatura, non è giusto modificare l’Italiano». Eleonora e Giorgia sono favorevoli ai nomi “asteriscati”: «È giusto tutelare le minoranze, anche se può non sembrare c’è tanta gente che non si riconosce in un sesso». Marina esprime qualche perplessità sulla sicurezza: «In caso di emergenza i soccorsi potrebbero avere dei problemi». Anche Federico non è del tutto convinto: «Va bene tutto, ma mi pare un eccesso di politically correct».
Anche al chiosco di fronte al Cavour in questi giorni si parla tanto di asterischi. «Per me è giusto specificare il sesso» dice senza indugi Elena, una signora seduta al tavolo a bere un caffè. Filippo, studente di Osteopatia, non la pensa così: «E’ corretto includere tutti». Pro asterisco anche Angelo, titolare del Chioschetto: «Se ripenso ai miei tempi, negli anni Settanta, la donna era sottovalutata ingiustamente, poi ci si è accorti che aveva gli “attributi”».
“LGBT+” Chiacchierando con gli studenti si scopre come il Cavour abbia adottato gli asterischi. Tutto è partito dalla proposta di un docente che aveva in classe una persona in transizione di genere e che ha convinto il preside e il Consiglio d’Istituto del Cavour, a maggio, a favorire in tal modo l’inclusività di genere tanto cara alla comunità Lgbt+ (acronimo di: lesbica, gay, bisessuale, transgender, “più” tutti gli altri): movimento nato negli anni Novanta divenuto molto popolare soprattutto tra le nuove generazioni. Come in ogni storia c’è sempre un inizio complicato.
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