l'editoriale
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03 Marzo 2022 - 08:17
La stangata è servita. Ai poveri automobilisti, che a Torino non sanno più dove sbattersi per andare a fare rifornimento a prezzi ragionevoli, non bastava il caro-bollette con i prezzi dell’energia alle stelle. A complicare i piani e ad impoverire ancora di più le nostre tasche, ci si è messa anche la guerra in Ucraina che ha fatto schizzare i prezzi della benzina. Ormai, in diversi distributori del capoluogo siamo sopra ai 2 euro. Basta farsi un giro per la città, ad esempio alla pompa Eni alla fine del ponte Umberto I, all’incrocio tra corso Fiume e corso Moncalieri. Qui, al servito, la “verde” costa 2 euro e 2 centesimi, ma non è a buon prezzo nemmeno il diesel, che sempre al servito si paga 1 euro e 89 centesimi. Passando a un altro distributore, sempre di marca Eni, in corso Regina angolo corso Farini, a due passi dal Gradenigo, la benzina al servito è ancora più cara: 2 euro e 7 centesimi, ma anche il diesel è a un amen dal toccare quota 2 euro: costa infatti 1 euro e 99 centesimi.
Caro-bollette, e ora pure la guerra. Gli automobilisti, non di rado, protestano contro i gestori delle pompe, che però hanno zero colpe. «Siamo in riserva anche noi - spiega Vincenzo Nettis, presidente della Faib Confesercenti -. Io adesso una fornitura di 12mila litri la pago 22mila e 500 euro, prima mi costava 15mila. Il ricavo dei benzinai, anche con l’aumento del carburante, rimane fisso: 3 centesimi e mezzo a litro». E non c’è da stare tranquilli, perché la benzina aumenterà sempre di più: «Eni - prosegue Nettis - ha rincarato di 4 centesimi in appena due giorni. C’entra la guerra? Credo di sì. Non avevo mai visto una cosa simile prima d’ora. E da oggi pure Esso rincara il listino di 5 centesimi e Ip dovrebbe fare lo stesso».
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