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Crisi pure per il lusso: i mercati “esotici” saranno la salvezza

mercati esotici

I vasetti per la crema di tartufo costano il doppio. L’olio di mandorle è aumentato del 300%. Cromare un rubinetto di alta gamma ha raggiunto cifre insostenibili, tanto che si sono ridotti i giorni di produzione per compensare gli aumenti delle bollette elettriche. Tradotto, anche il lusso soffre la crisi. Ma le aziende piemontesi provano a rilanciarsi con le esportazioni nei nuovi mercati, dal Medio Oriente al Vietnam. Anche grazie a “Experience Piemonte” alla Reggia di Venaria, dove 66 imprese di alta gamma hanno incontrato 46 potenziali clienti da Europa, Asia e America. Obiettivo degli organizzatori, Regione e CeiPiemonte: confermare i 28,4 miliardi di euro di fatturato che i settori del tessile, agroalimentare, cosmesi e benessere hanno raggiunto nel primo semestre del 2022, il 18% in più rispetto al 2021.

Il problema è che questa speranza si scontra con costi di produzione schizzati alle stelle nel giro di pochi mesi: «I prezzi vengono aggiornati ogni giorno e ci impediscono di fare pianificazione - esordisce Mattia Bruno, responsabile vendite di La Favorita Live, azienda con 30 dipendenti che produce sughi, pasta e creme a Borgo San Dalmazzo (Cuneo) - I vasetti di vetro, come le capsule, sono aumentati tra il 100% e il 150% da fine 2021. E noi ne utilizziamo 2 milioni e mezzo per i nostri 90 articoli». Mino Montebello Bozzer e Mena Hedeya della Nuova Osmo vendono rubinetti sul lago d’Orta (con 30 lavoratori e 6 milioni di fatturato): «Facciamo fatica a definire i prezzi per l’aumento stellare delle materie prime: il nickel, per esempio, è passato da 20 a 80 euro al chilo. Sono raddoppiati anche acciaio e ottone mentre l’energia è quadruplicata. Tanto che le cromature si fanno per 3 giorni anziché tutta la settimana. E pure il taglio laser costa tantissimo». Si accoda Fabio Sarti della Natura House di Orbassano: «Noi facciamo fatica a trovare materie prime e flaconi: arrivano con mesi e mesi di ritardo e noi rischiamo di perdere la fiducia dei nostri clienti. Poi ci sono tutti gli aumenti: 15-20% per il packaging e 300% per alcune materie prime, come l’olio di mandorle. E i fornitori ci obbligano pure a fare acquisti più grossi. Di conseguenza abbiamo dovuto aumentare il listino prezzi, anche se solo del 3%. E intanto cerchiamo di “evolverci”, trovando nuove soluzioni per resistere».

Si punta a tamponare anche con gli incontri di Experience Piemonte: «Abbiamo parlato con nuovi potenziali clienti da Vietnam, Emirati e Corea del Sud, che s’innamorano della storia delle aziende e dell’Italia - considera Mattia Bruno - Ma già il 75% dei nostri 9 milioni di fatturato arriva dall’estero: i nostri prodotti sono di nicchia in Italia ma sono quasi di massa in Nord Europa, dove il potere d’acquisto è più alto».

Aggiunge Eugenio Cinellio di MiaLuis, che produce borse e bijoux di pelle in viale Thovez a Torino: «Noi vendiamo in tutta Europa, Stati Uniti e Giappone, dov’è ancora tutto rallentato a causa della pandemia: gli orientali non hanno ancora ripreso a viaggiare dopo che è esploso il Covid. E sono due anni che il nostro settore è rimasto praticamente fermo, a parte internet». Nella sua azienda lavorano in 6, con un fatturato di 500mila euro: «C’è un problema psicologico che frena anche i nostri clienti. Ma stiamo già risalendo ai numeri del 2019, anche ci siamo adattati con le vendite online che prima non avevamo ancora».

La Regione ci crede: «Lavoriamo per facilitare l’export, organizzando incontri all’estero e aiutando economicamente le imprese a partecipare - considera l’assessore regionale all’Internazionalizzazione, Fabrizio Ricca - In questo periodo di grande difficoltà crediamo molto in questa strategia di promozione».

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