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Spesa più cara, ma l’Italia regge meglio dell’Europa. Export farmaceutico in volo verso gli USA

L’Istat fotografa un’Italia alle prese con prezzi alimentari cresciuti del 30%, ma sotto la media UE. Intanto, boom della farmaceutica oltre oceano, mentre rallentano altri settori

Spesa più cara, ma l’Italia regge meglio dell’Europa. Export farmaceutico in volo verso gli USA

Fare la spesa oggi in Italia costa quasi un terzo in più rispetto al 2019. È questo uno dei dati più evidenti emersi dalla Nota sull’andamento dell’economia pubblicata il 10 settembre dall’Istat. Un aumento significativo, che però va letto in un contesto più ampio: in Europa si è speso, in media, anche di più.

Secondo l’Istat, i prezzi dei beni alimentari – cioè cibo e bevande analcoliche – sono saliti del 30,1% rispetto a cinque anni fa. Un rialzo che ha preso velocità tra la fine del 2021 e i primi mesi del 2023, complice la crisi energetica e l’inflazione, per poi proseguire con una crescita più contenuta ma costante.

Nel confronto con gli altri Paesi europei, l’Italia si difende:

  • Media UE: +39,2%

  • Germania: +40,3%

  • Spagna: +38,2%

  • Francia: +27,5%

Insomma, l’Italia si colloca a metà strada, con un aumento importante ma meno accentuato rispetto ai grandi partner europei, fatta eccezione per la Francia, che ha registrato una crescita più bassa.

A incidere sull’indice del carrello della spesa – quello che misura i prezzi di alimentari e beni per la cura della casa e della persona – è proprio il peso degli alimentari, che rappresentano quasi il 90% del totale. Questo indice ha visto un leggero aumento ad agosto (+3,5%) rispetto a luglio (+3,2%), accentuando la distanza con l’inflazione generale, che invece cresce più lentamente. Un divario che a marzo era di 0,2 punti percentuali e che ad agosto è arrivato a quasi 2 punti.

La stessa nota Istat si sofferma poi sul fronte del commercio estero, in particolare nei rapporti con gli Stati Uniti. Qui spicca un dato positivo: l’export del settore farmaceutico è quasi raddoppiato nel primo trimestre del 2025 rispetto allo stesso periodo del 2024, ed è cresciuto di oltre il 60% nel secondo trimestre. La farmaceutica italiana, che si fonda su una forte presenza di multinazionali, rappresenta ormai circa un quarto dell’intero export verso gli USA.

Non vanno però sottovalutati i segnali di rallentamento in altri comparti:

  • Le esportazioni di bevande sono diminuite del 2,7%, dopo un aumento del 13,9% nel periodo precedente

  • I macchinari calano del 9,7%

  • I mezzi di trasporto segnano un crollo: -35,8% per gli autoveicoli, e -6,5% per gli altri mezzi

  • Anche i beni alimentari rallentano, con un modesto +1,1% rispetto al precedente +9,2%

Sul fronte delle importazioni, invece, il secondo trimestre mostra una ripresa netta. Dopo un primo trimestre negativo (-38,9%) gli acquisti di farmaci sono quasi raddoppiati da aprile a giugno (+91,2%).

Anche altri settori registrano incrementi importanti:

  • Metalli di base: +19,7% nel primo trimestre e +59,2% nel secondo

  • Computer: +9,0% e +13,7%

  • Prodotti elettronici: +16,1% e +14,9%

Nonostante la pressione dei prezzi alimentari e un quadro internazionale instabile, l’economia italiana mostra segnali di resistenza, grazie soprattutto alla spinta della farmaceutica. Tuttavia, l’attenzione resta alta, perché tra inflazione, consumi in frenata e incertezze geopolitiche, la traiettoria resta delicata.

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