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I dati
23 Ottobre 2025 - 19:10
Gli italiani e la pasta: una relazione che resiste al tempo, alle mode e persino alle crisi globali. L’Italia si conferma il cuore pulsante della pasta nel mondo, primo Paese per produzione, esportazione e consumo.
Secondo i dati diffusi dal Codacons e dall’Unione Italiana Food in occasione del World Durum and Pasta Forum svoltosi a Roma, quasi un piatto di pasta su quattro consumati nel mondo è realizzato in un pastificio italiano. Nel 2024 la produzione nazionale ha superato i 4 milioni di tonnellate, segnando un +5% rispetto al 2023, nonostante le tensioni geopolitiche, le guerre, i dazi statunitensi e la difficoltà nel reperimento della materia prima.
In Italia, il grano duro non basta a coprire il fabbisogno. Servirebbero 6 milioni di tonnellate l’anno, ma la produzione nazionale si ferma a 4,3 milioni (dati 2024). Per questo motivo, i pastifici sono spesso costretti a importare parte del grano dall’estero, pur mantenendo rigorosi controlli di qualità.
La cosiddetta “legge di purezza” impone infatti che la pasta italiana sia realizzata solo con semola di grano duro, con precisi parametri analitici – tra cui un contenuto proteico minimo del 10% – per garantire sicurezza e qualità al consumatore.
Per rafforzare la filiera, Unione Italiana Food e Confagricoltura hanno firmato l’accordo UniEat e il Patto di filiera per il grano duro di qualità e sostenibile, che mette a disposizione degli agricoltori strumenti tecnologici innovativi per la coltivazione e la tracciabilità.
Un passo importante, anche se molti produttori agricoli lamentano ancora prezzi di vendita del grano inferiori ai costi di produzione, un problema strutturale che rischia di compromettere la sostenibilità economica della filiera.
Secondo le ultime rilevazioni, ogni italiano consuma 23,3 chilogrammi di pasta all’anno. La pasta è l’alimento preferito da 1 italiano su 2, e viene portata in tavola 4 o 5 volte a settimana.
Per oltre la metà della popolazione rappresenta il piatto del cuore che “ricorda la mamma”, e i formati più amati restano penne e spaghetti. Le ricette simbolo? Lasagna, Carbonara e pasta al pomodoro.
Sul piano qualitativo, 1 italiano su 2 mette il gusto al primo posto nella scelta di un piatto di pasta, ma cresce l’interesse per salute e sostenibilità: 4 su 10 cercano un equilibrio tra piacere, benessere e rispetto ambientale, mentre 1 su 3 punta sulla versatilità del prodotto.
Gli italiani spendono in media 153 euro l’anno per famiglia in pasta e prodotti derivati, con la pasta secca che domina il mercato (75%), seguita dalla fresca (15%) e da quella ripiena (10%).
Un settore che resta vitale per l’economia nazionale e per l’immagine del Made in Italy alimentare nel mondo.
Sul fronte internazionale, la passione globale per la pasta è ormai consolidata: tra i maggiori consumatori figurano Tunisia (17 kg), Venezuela (13,6 kg), Grecia (12,2 kg), Perù (9,9 kg), Cile (9,6 kg), Germania (9,3 kg) e Stati Uniti (8,8 kg).
Negli USA, la pasta italiana è il sesto alimento più consumato, con un consumo medio di 9 kg a persona, il doppio rispetto agli anni ’80. Le importazioni statunitensi valgono 1,6 miliardi di dollari l’anno, di cui 671 milioni di euro provengono direttamente dall’Italia.
Ma il Codacons mette in guardia: un’eventuale imposizione di dazi del 107% sulla pasta italiana avrebbe effetti devastanti sull’intero comparto, generando un effetto domino sui prezzi al dettaglio anche in Italia.
Oltreoceano, la pasta tricolore viene venduta a prezzi che vanno da 3,5 a 10 euro al chilo, a seconda del canale di vendita.
“Qualsiasi tassazione di questo bene alimentare – avverte il Codacons – avrebbe ripercussioni a catena, penalizzando produttori, esportatori e consumatori. Difendere la pasta significa difendere una parte della nostra identità economica e culturale.”
Dalle tavole di Roma a quelle di New York, la pasta continua a essere ambasciatrice della cultura italiana nel mondo, unendo tradizione, innovazione e gusto.
Come sottolinea Unione Italiana Food, “la pasta si racconta attraverso la sua storia, la sua produzione e la sua capacità di adattarsi alle nuove sfide globali, senza perdere la sua anima italiana.”
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