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«Askatasuna covo di violenti, ha ospitato Curcio e i terroristi». Parla il figlio del poliziotto ucciso

Giovanni Berardi, figlio del maresciallo assassinato dalle Br: «Non faccio politica, ma basta dare voce a criminali mai pentiti»

La commemorazione di Rosario Berardi nel luogo in cui venne ucciso

La commemorazione di Rosario Berardi nel luogo in cui venne ucciso

Seicento metri. E’ molto breve la distanza tra la lapide posta in memoria del padre poliziotto ucciso dalle Brigate rosse e un centro sociale che, le Brigate rosse, le ha ospitate in più di un’occasione. E Giovanni Berardi, figlio di Rosario Berardi, maresciallo ammazzato 47 anni fa a Torino in corso Belgio mentre aspettava il tram, nel ricordare il papà ha parlato di «una violenza estremista che sta tornando nelle strade di Torino e che ha nel mirino proprio le forze dell’ordine». E a poca distanza dalla lapide, in corso Regina Margherita, sorge Askatasuna. Il centro delle polemiche che il Comune vuole “normalizzare” con un patto. Berardi non ci sta: «Non entro nel merito delle scelte politiche, ma ad Askatasuna ci sono andati Renato Curcio e altri terroristi». Parole pronunciate dopo la messa, organizzata dall'Associazione europea vittime del terrorismo, all'Istituto delle suore carmelitane di Santa Teresa, e la deposizione della corona d’alloro presso la lapide nel largo che oggi si chiama Rosario Berardi.

La commemorazione
Medaglia d'oro al valore civile, medaglia d'oro di vittima del terrorismo. Era un sottufficiale di pubblica sicurezza e aveva 52 anni Rosario Berardi, quando il 10 marzo 1978 venne ucciso da una colonna torinese dell’organizzazione delle Brigate rosse. Aveva cinque figli, uno dei quali, Giovanni Berardi, oggi è presidente dell’Associazione europea vittime del terrorismo. Il maresciallo Berardi è stato ricordato prima con una messa officiata da don Cristiano Massa in corso Farini, poi con la deposizione di una corona d’alloro davanti alla lapide in suo onore. Cerimonia che si è svolta alla presenza delle autorità civili e militari, tra cui il prefetto Donato Cafagna, il questore Paolo Sirna, il generale dei carabinieri Roberto De Cinti e la presidente del consiglio comunale, Maria Grazia Grippo. «Rosario Berardi ha servito lo Stato in un periodo in cui portare una divisa era un rischio», ha detto don Cristiano Massa. «Berardi è stato un esempio e il fatto che la lapide gliela abbiano fatta i cittadini del quartiere è un attestato di stima ulteriore», ha sottolineato il prefetto Cafagna. «Commemoriamo Rosario Berardi - così il questore Sirna - nella speranza di un futuro migliore e che simili fatti non accadano più».

«Aska luogo violento»
Il commento più duro, però, arriva proprio dal figlio di Rosario Berardi, Giovanni. «Oggi sento dire da più parti che certe commemorazioni, come quelle per le vittime del terrorismo, non si dovrebbero più fare. E invece si devono tenere proprio per il periodo che stiamo vivendo, dove c’è un rigurgito di violenza verso le forze dell’ordine che mi fa preoccupare e che rischia di riportarci negli anni di piombo». Anni di piombo che ebbero Cascina Spiotta tra i fatti principali. E oggi, a distanza di cinquant’anni, si celebra il processo. «E’ giustissimo - dice Berardi - perché quei terroristi non si sono mai pentiti». Persone come Renato Curcio, che per Cascina Spiotta è a processo. Curcio, anni fa, è stato ospite di Askatasuna. Un posto che Giovanni Berardi definisce «un covo di violenti, che non si sono mai pentiti». Bisognerebbe chiuderlo, anziché farci un patto di collaborazione? Giovanni Berardi non lo dice, ribadendo di «non voler entrare in scelte politiche che non mi riguardano. Tuttavia - conclude - quel luogo ha dato ospitalità a criminali che non si sono mai pentiti e che oggi qualcuno chiama ex terroristi. Non esistono ex terroristi, perché non esistono ex vittime. Ma solo terroristi e vittime. E ribadisco questo: la guerra militare con le Brigate rosse e il terrorismo l’abbiamo vinta, ma quella culturale, purtroppo, è persa».

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