Cerca

Napoleone e Vittorio Emanuele: la storia del ponte Gran Madre

PonteGranMadre

Molte città sorte a ridosso di importanti corsi d’acqua hanno avuto un rapporto strettissimo con i fiumi; in genere, gli insediamenti sorgevano nei pressi di antichi ponti romani, cui poi si aggiungevano altri attraversamenti realizzati man mano che la città si ingrandiva. A Torino ciò è vero solo in parte: infatti, l’unico ponte della città fu per secoli quello della Porta di Po; già in epoca romana esisteva un probabile attraversamento in legno, ed in età medievale vi era un ponte del quale si hanno notizie dal X secolo.

Un ponte più robusto fu realizzato nel XV secolo, costruito nel 1404 da Antonio Becchio di Villanova. La struttura, realizzata in pietra, non doveva essere particolarmente resistente perché fu danneggiata più volte nel corso dei secoli dalle piene del fiume. Nel novembre 1706, l’anno della battaglia di Torino, il ponte crollò parzialmente a causa di una intensa e devastante piena del Po. Fu riparato in modo non particolarmente estetico, come rivela un quadro del Bellotto: si presentò per un secolo esatto con degli sgraziati rattoppi in legno. Il ponte attuale risale al 1807 quando, per ordine di Napoleone, venne abbattuto l’antico ponte quattrocentesco. Il governo napoleonico progettò un ponte di 150 metri di lunghezza, largo 13. La posa della prima pietra del ponte avvenne nel novembre 1810: era presente, in rappresentanza dell’imperatore, il principe Camillo Borghese, governatore del Piemonte, marito della sorella di Napoleone, la chiacchierata Paolina Bonaparte.

L’opera ha una firma francese: fu infatti realizzata dall’ingegnere francese Charles Mallet, su progetto di Claude La Ramée Pertinchamp; c’è dunque un motivo se questo ponte sembra molto “parigino”, forse il più “francese” dei ponti di Torino. Furono murate nel pilastro centrale ottantotto fra monete e medaglie commemorative del regime napoleonico.

Il ponte in pietra, sobrio ed elegante, divenne suo malgrado un simbolo del regime napoleonico: così, quando i Savoia tornarono sul trono, nel 1814, trovarono un’infrastruttura moderna ed efficace che ricordava troppo direttamente il vecchio dominatore. Vittorio Emanuele I la lasciò al suo posto. E circolò un detto: in tal modo, i cittadini, camminando sul nuovo ponte, avrebbero calpestato ogni giorno un manufatto degli odiati francesi. Non a caso, oggi il ponte è dedicato proprio questo re, protagonista della Restaurazione: la sua statua domina la scena, essendo collocata di fronte alla Gran Madre, rivolta proprio verso il ponte che egli preservò e verso la piazza che, fino al 1918, si chiamò - non a caso - piazza Vittorio Emanuele I. A distanza di due secoli, si può dire che il ponte napoleonico ha superato brillantemente la prova del tempo: ha resistito alle piene del Po ed è rimasto sostanzialmente immutato.

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Logo Federazione Italiana Liberi Editori L'associazione aderisce all'Istituto dell'Autodisciplina Pubblicitaria - IAP vincolando tutti i suoi Associati al rispetto del Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale e delle decisioni del Giurì e de Comitato di Controllo.