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La Terra Promessa

Eitan
Per alcuni è un rapimento in piena regola, per altri, invece, Smhuel Peleg, il nonno materno di Eitan, avrebbe voluto solo esaudire il desiderio dei genitori del bambino: tornare nella Terra Promessa, cioè in Israele. Un rapimento aggravato dall’età minore dell’unico sopravvissuto alla tragedia del Mottarone, è l’ipotesi della procura di Pavia che ha iscritto il nonno, ex militare, secondo indiscrezioni legato al Mossad, nel registro degli indagati. I motivi del gesto restano un mistero: dagli screzi non recenti tra le due famiglie, legate anche alla scelta di aver iscritto il bambino ad una scuola cattolica, a motivi meno spirituali, come quello dell’eredità che spetterà a Eitan. Resta tutto da chiarire poi, il giallo riguardo a quel volo privato costato 9mila euro su un Cessna partito da Zurigo e atterrato a Tel Aviv, evidentemente, senza controlli da parte delle autorità italiane.

UN INTRIGO INTERNAZIONALE L’interrogativo è se l’ex militare abbia potuto contare su complicità e connivenze per volare indisturbato con il nipote dall’Italia fino in Israele. Peleg avrebbe pianificato con cura il “trasferimento”, dopo una visita concessa dalla famiglia paterna, ha prelevato il bambino nella casa pavese di Aya Biran, la zia che è la tutrice legale. Nell’inchiesta italiana, coordinata dal procuratore aggiunto di Pavia Mario Venditti, si indaga proprio sulle presunte complicità di altre persone nel blitz. La nonna materna di Eitan, Etty, «era in Italia ed è parte del rapimento», ha dichiarato alla radio israeliana Or Nirkomarito di Aya Biran, affidataria in Italia del sopravvissuto. «Sostiene di essere rientrata in volo in Israele il giorno prima, questo a quanto pare per non essere esposta alla accusa di complicità», ha aggiunto. E nella serata di ieri, anche la nonna è stata iscritta nel registro degli indagati.

REAZIONE IMPULSIVA «Il nostro assistito, dopo essere stato estromesso dagli atti e dalle udienze e preoccupato dalle condizioni di salute del nipotino, ha agito d’impulso», spiegano i legali italiani che rappresentano Shmuel Peleg. «Ci impegneremo – scrivono – perché vengano riconosciuti i diritti della famiglia materna e confidiamo che Shmuel ritorni ad avere fiducia nelle istituzioni Italiane». Intanto l’avvocato Cristina Pagni, uno dei legali di Aya Biran, zia e tutrice, ieri si è recata in Tribunale «per attivare la Convenzione internazionale dell’Aja» che riguarda gli aspetti civili delle sottrazioni internazionali di minori. L’ambasciatore di Israele in Italia, Dror Eydar, ha solo confermato che Eitan si trova in Israele e che sarà il governo ad esprimersi sulla vicenda. E per Tel AvivEitan va restituito all’Italia: «Israele deve fare tutto quello che è in suo potere per riportare al più presto Eitan Biran a Pavia», è il parere scritto del ministero degli Esteri israeliano citato da fonti giornalistiche di Tel Aviv. Parere che, tuttavia, per ora non trova conferme in ambienti ufficiali che sulla vicenda continuano a mantenere uno stretto riserbo. Secondo il governo israeliano, le modalità dell’arrivo del piccolo sopravvissuto «rientrano nella definizione di “rapimento di bambino”, come previsto dalla Convenzione dell’Aia».

«C’ERANO DEI SENTORI» C’è chi ricorda che fin dai tempi del ricovero al Regina Margherita i genitori e la sorella di Tal Peleg, la mamma di Eitan, sostenevano che i genitori del piccolo avessero intenzione di tornare in Israele. A Torino la zia e i parenti del bambino erano stati ospitati, nei giorni del ricovero, in una casa di via Madama Cristina, grazie all’aiuto della comunità ebraica: «Abbiamo avuto rapporti con entrambe le famiglie e, per quanto fosse nelle nostre possibilità, abbiamo cercato di dare loro il nostro supporto – ricorda Ariel Di Porto, il rabbino capo -. Oggi siamo sgomenti, non pensavamo si potesse arrivare a tanto. Certe reazioni, a caldo, subito dopo una tragedia enorme, potevano essere anche comprensibili. Ci aspettavamo però che la situazione migliorasse con la guarigione del bambino. Dopo il trasferimento di Eitan da Torino a Pavia non abbiamo più avuto informazioni di prima mano, ma i sentori di quello che stava succedendo ci sono arrivati. Non avremmo però mai immaginato una cosa del genere. Purtroppo a fare le spese di tutta questa vicenda – conclude il rabbino – sarà proprio Eitan». Intanto a Pavia, si è consumato il primo giorno di scuola senza di lui. «Avevamo visto Eitan – racconta la mamma di un bimbo dell’Istituto Canossiane -, durante la settimana di inserimento. Era contento di essere tornato tra i suoi compagni». Infine, ieri, si sono concluse le operazioni per tagliare l’estremità della fune che si era spezzata il 23 maggio nell’incidente del Mottarone, che ha provocato la morte di 14 passeggeri, mentre domenica sera, due ragazzi di 20 e 21 anni sono stati denunciati dai carabinieri perché avrebbero violato i sigilli della cabina, per scattare alcuni selfie e far colpo sulle loro fidanzate. marco.bardesono@cronacaqui.it
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