Dalle parole ai fatti. Dopo le minacce, le prime rappresaglie al di fuori dei confini dell’Ucraina che, per il momento, si limitano al gas. Come annunciato il giorno prima, il gigante russo Gazprom ieri mattina ha sospeso le forniture a Polonia e Bulgaria. I rubinetti - ha precisato la società - resteranno chiusi «fino a quando i due paesi non effettueranno i pagamenti in rubli». E potrebbe essere solo l’inizio, visto che il presidente della Duma, Vyacheslav Volodin, ha invitato a estendere il provvedimento di stop «a tutti i Paesi ostili». Un «ricatto» rivolto a tutta l’Europa, per la presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen. A cui l’Ue non pare intenzionata a cedere. Anzi, la presidente dell’Eurocamera, Roberta Metsola, afferma: «Il Parlamento europeo chiede l’immediato embargo paneuropeo sulle forniture energetiche controllate dal Cremlino». Così, mentre la guerra sul campo prosegue, con l’armata dello Zar che bombarda un deposito di armi e munizioni, fornite da Usa ed Europa, nell’impianto di produzione di alluminio a Zaporizhia, conquista cinque villaggi fra Kharkiv e Donetsk e viene accusata di aver utilizzato bombe al fosforo, la tensione continua a salire al di fuori dei confini dell’Ucraina. In Trasnistria, dove la situazione è esplosiva, nei Paesi baltici in cui la Germania ha deciso di aumentare «in modo significativo» la presenza militare. E anche nel resto d’Europa e negli Stati Uniti, mai citati direttamente, ma minacciati pesantemente da Vladimir Putin che ieri è tornato a parlare evocando scenari da Terza Guerra Mondiale. Dopo aver ribadito che «l’operazione speciale» in Ucraina «sarà completata» e annunciato che il suo ministero della Difesa «mostrerà in pubblico i mercenari stranieri catturati», lo Zar avverte: «Se la Russia sarà minacciata, risponderà con armi che i suoi avversari non hanno ancora. Se i Paesi terzi interferiranno, ci sarà una reazione immediata, è già stata decisa». E ancora: «Devono sapere che ci sarà una risposta, e sarà rapida. Abbiamo strumenti che nessuno ha e li utilizzeremo, se necessario. Voglio che tutti lo sappiano», è il suo messaggio di guerra. A quali “strumenti” alluda, nessuno lo sa. Ma queste dichiarazioni, unite con quelle del presidente Volodymyr Zelensky («Il presidente russo vuole smembrare l’Europa e ridisegnarne i confini»), non possono far dormire sonni tranquilli alle diplomazie occidentali che, tuttavia, paiono inermi. Gli unici che sembrano manifestare qualche segno, seppur timido, di ottimismo, sono i turchi. Con Ankara che, nonostante le crescenti difficoltà, crede ancora sia possibile ospitare un vertice tra i leader di Russia e Ucraina. Lo ha sottolineato il ministro della Difesa, Hulusi Akar. «Nonostante alcune difficoltà - ha detto - siamo ancora fiduciosi. Forse sarà possibile riunire i due leader nei prossimi giorni su proposta del nostro presidente». Ma intanto, mentre cala il buio sull’ennesima giornata di guerra, il cielo dell’Ucraina continua a colorarsi del rosso delle esplosioni.
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