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IL BORGHESE
10 Giugno 2023 - 06:30
Osservo i video che scorrono sul telefonino pieni di fumogeni rossi e gialli sparati a raffica dagli studenti appena fuggiti dalla scuola. A Ivrea sembra carnevale, mentre altrove qualcuno improvvisa una discoteca in strada impugnando un megafono. E a Torino, nonostante il cielo plumbeo, due ragazzini improvvisano una danza bagnata in piazza Castello.
È la festa di liberazione dopo un anno di scuola, come sostiene in tivu un tizio che si spaccia per psicologo, oppure, solo la voglia di far casino con i compagni, consci che da domani si fa vacanza? Propendo, senza offendere nessuno, per la seconda ipotesi. Adesso come ai tempi miei, senza troppe giustificazioni psicologiche.
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Insomma una dimostrazione di gioia che, consentitemi di dirlo, ci sta tutta. Piuttosto è la scuola, intesa nel suo complesso, a non poter festeggiare. Intanto perché nonostante sia finito l’anno ha ancora 3mila cattedre vuote, non ha risolto il problema dei precari e, pur avendo lanciato i concorsi per l’ingresso in ruolo dei docenti non ha ancora pubblicato le graduatorie. Così, tanto per dire qualcosa sull’organizzazione generale, visto che il resto lo sappiamo già: strutture vecchie, spesso fatiscenti, soffitti pericolanti, sorveglianza inesistente.
Forse sarebbe meglio soffermarsi su queste magagne che incidono sulla vita e sul futuro dei nostri figli e nipoti proprio ora che, con il miraggio dei quattrini del Pnrr sentiamo parlare di progetti sontuosi e di mirabolanti ristrutturazioni, ma nessun accenno alle principali carenze delle nostre scuole, ossia a programmi di studio obsoleti e troppo teorici, dotazioni tecnologiche inadeguate (altro che ChatGpt intesa come assistente di studio), classi sovraffollate, supporto agli studenti più fragili. Problemi non da poco a cui, se aggiungiamola scarsa motivazioni dei docenti, o peggio l’insufficiente preparazione di taluni, la frittata è fatta. E non mi pare vi sia uno chef in grado di mettere un po’ d’ordine in cucina...
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