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Il Borghese
25 Settembre 2025 - 05:50
A.A.A. Cercasi cameriere, ma che sappia l’italiano. Parlato e scritto, per buona misura. È, parafrasato, l’annuncio comparso sulla lavagnetta del menù di un ristorante di Asti, alla ricerca di uno stagista di sala: “È richiesta un’ottima conoscenza della lingua italiana” si legge.
Annuncio inconsueto, soprattutto nel momento in cui molti locali - anche a Torino - hanno il problema di trovare personale che conosca le lingue straniere, per poter accogliere i turisti. Al Golden Truffle nel centro di Asti, invece, c’è il problema inverso. Per Sandrino Romanelli, il titolare, non è una questione di distinguere fra italiani e stranieri, anche perché la sua attuale caposala è di origine albanese «ma ha una padronanza della lingua da fare invidia a molti italiani di nascita» ha detto al settimanale La Nuova Provincia.
No, a quanto pare la questione è legata a qualità del servizio: fra tajarin, plin, cotelette, topinambour e soprattutto “trifule”, «ci vuole qualcuno che sappia spiegare bene che cosa esce dalla cucina». Altrimenti può capitare che il piatto torni indietro. In pratica, Romanelli cerca un cameriere, «non un porta-piatti». E ai colloqui si sono già presentate diverse persone, anche straniere: «Capisco il loro bisogno di lavorare e l’impegno, però...».
Dunque il cameriere assume una valenza fondamentale - come è giusto che sia - in un ristorante, ma si conferma così la difficoltà di un settore che lamenta spesso la mancanza di figure formate adeguatamente. E non si tratta solo della ristorazione. La storia di Sandrino, visto il dilagare di sedicenti professionisti della comunicazione, contents creator, social media manager, PR e influencer, potrebbe far aprire un dibattito anche sul livello della scuola (e università) italiana?
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