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10 Marzo 2022 - 08:55
Con il nome di Missparklingbooks, Barbara Aversa è piuttosto nota come book influencer: i suoi post dedicati ai libri ornati di immagini (quasi sempre sue) in ambienti differenti sono apprezzati e diffusi. Dopo una serie di racconti su riviste e alcuni importanti premi, Barbara esordisce ora con il romanzo e sceglie da subito una sfida non facile, con un romanzo difficile da incastonare in un genere. Per semplificare potremmo dire che “La figlia della lupa” (D Editore, 18,90 euro) è un noir, oppure addirittura un thriller, perché in fondo c’è un omicidio, anzi da quello si parte. Ma è appunto solo una semplificazione: l’investigazione è un riandare ad annodare i fili di diverse esistenze, a cavallo di diverse epoche. Un romanzo al femminile? Sarebbe un’altra eccessiva semplificazione: le donne ci sono, le loro storie sono il fulcro della trama, ma non sono solo loro. Ci sono gli uomini: raccontati dalle loro donne sono padri, mariti, fratelli, carabinieri, tutti costantemente sfuggenti e inesorabilmente inadatti, ben più che fragili.
Si parte nel bosco, con Anna che nel primo capitolo va incontro alla fine, addentrandosi in una boscaglia che è anche metafisica. E ci sono Maggie e Luen, questa soprattutto chiamata a essere l’investigatrice, per così dire, di tutta la faccenda. E c’è Giuditta, «lupacchiotta», figlia del dopoguerra con le mani abili e il sogno di essere una grande sarta, di essere una donna indipendente in un mondo assolutamente maschile, di non essere esclusivamente una moglie, ruolo cui sembra consegnarsi spontaneamente anche un’altra donna, decenni dopo, in una situazione completamente diversa.
Ci sono diverse donne che parlano, in questo romanzo, e il tentativo di Barbara Aversa è di dare a ciascuna una voce differente, anche calandole nell’immobilità di situazioni oggettive da cui è difficile districarsi. Ci sono i sentimenti: forti e disperati, oppure dolci e violenti. C’è una strada da percorrere, per essere degne figlie di una lupa, ché, per citare i Modena City Ramblers, «un lupo non piange mai sul sangue versato».
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