l'editoriale
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20 Ottobre 2022 - 08:45
«Si erano picchiati, rincorsi in casa, avevano spostato bruscamente tavoli e sedie. I genitori di Rosa, troppo anziani per essere incisivi, avevano provato a fermarlo. Le urla e il frastuono avevano fatto scappare Maurizio, che si era rifugiato dentro l’armadio con il suo fumetto preferito. Aveva provato a immedesimarsi nell’Uomo Ragno per fermare il padre e fargli capire che non doveva comportarsi così. Lo immaginava intrappolato in una delle sue ragnatele». Dentro l’armadio, o percorrendo i viali torinesi in tram, per fuggire dalla violenza del padre o dalla tristezza - ben più avanti - di una vita in un bar tra malavita e povertà, il ragazzo che sarebbe stato l’Uomo Ragno si immaginava di volteggiare proiettando la sua ragnatela sulla Mole Antonelliana, tra i palazzi, forse persino tre le montagne. Sono di periferia, sogni di ragazzo, ma che diventano realtà.
Già, perché Maurizio Puato, 58 anni, anche senza il morso di un radio radioattivo è diventato davvero l’Uomo Ragno e qualche tempo ha fatto davvero un “volo” sospeso dalla Mole con indosso il costume rosso e blu. Fotografo e appassionato di arrampicata, da una decina di anni Maurizio ha unito le due cose più importanti della sua vita e ne ha fatto una professione: lui è uno dei pochi specialisti dei “lavori in quota”, tanto da aver lavorato con la sua squadra al restauro della Mole Antonelliana, nel 2011, da cui il libro “Cantiere Mole”. Tre anni prima aveva esposto nella mostra Sottosopra immagini legate al suo lavoro acrobatico e le sue vertiginose - è proprio il caso di dirlo - immagini oggi sono esposte al Museo del Cinema. Per i 150 anni della Mole l’ha addirittura scalata in arrampicata libera.
E adesso è il momento di un romanzo dedicato a quel piccolo Maurizio partito dal quartiere di San Salvario, in via Galliari, poco lontano dal parco del Valentino e dal mercato di piazza Madama Cristina, le cui giornate trascorrono tra scuola, amici, giochi di strada, arrampicate sui bassi fabbricati dei cortili, il bar di famiglia, frequentato da malavitosi e da una curiosa umanità di periferia e i pomeriggi trascorsi leggendo i fumetti dell’Uomo Ragno, uno dei suoi eroi preferiti. Letti lì, nel chiuso del bagno, rifugio e laboratorio per costruire armi in legno. “Da grande farò l’Uomo Ragno” (Neos, 16 euro), scritto assieme a Luisa Ceretta, non è solo il racconto di una infanzia, né di riscatto: è un Barnum di umanità e di voglia di dire a tutti che i sogni possono avverarsi.
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