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Ha sgozzato l’amico: «Me lo ha ordinato Lucifero in persona»

oskar omicidio pg
Una stanza al buio, illuminata da una sola candela. Un teschio che doveva essere bagnato col sangue. Era questo il rito che Oskar Kozlowski aveva organizzato a casa di Maxim Zanella la sera del delitto. Il 23enne polacco, nel corso dei vari interrogatori condotti dalla pm Sara Rielli, ha raccontato che cosa è successo quella sera del 27 luglio in via dei Bastioni a Brunico, ma non ha saputo spiegare il perché, di punto in bianco, ha deciso di colpire Zanella con una coltellata alla giugulare. I ritrovamenti dei carabinieri, che hanno setacciato la casa di Zanella, hanno confermato il racconto di Kozlowski. La candela e il teschio insanguinato erano nel punto indicato dal giovane omicida. Per capire se ci sono responsabilità di terzi bisognerà attendere: il perito informatico Litiano Piccin, incaricato di analizzare il telefono di Zanella e il computer di Kozlowski, ha chiesto più tempo per decriptare i dati. Che Kozlowski fosse interessato al mondo dell’occulto e al satanismo, lo si era capito fin dal primo minuto. Le immagini di morte pubblicate sul profilo Facebook, il tatuaggio sul braccio con il numero 666 e poi quegli strani tagli sulle braccia. Kozlowski infatti era solito ferirsi e lasciar scorrere il sangue per compiere veri e propri riti satanici che, nelle sue intenzioni, avrebbero permesso di evocare demoni da un’altra dimensione. Quella del satanismo era una vera e propria fissazione per il giovane di origini polacche che, in qualche modo, aveva coinvolto anche Zanella nei suoi viaggi mistici. La sera dell’omicidio i due si erano trovati a casa di Zanella e avevano bevuto qualche birre. Poi il rituale satanico e la conseguente tragedia.
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