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15 Luglio 2022 - 14:30
Su delega della procura di Roma e in collaborazione della Farnesina, i carabinieri del Ros sono in missione in Congo per interrogare le cinque persone arrestate dalle autorità locali per l’omicidio dell’ambasciatore italiano Luca Attanasio e del carabiniere Vittorio Iacovacci, avvenuto il 22 febbraio dell’anno scorso a Goma, nella zona del Parco del Virunga.
CINQUE SOSPETTATI Obiettivo è verificare, alla luce del materiale probatorio raccolto in Italia, la attendibilità delle dichiarazioni rese dai cinque. Oltre agli interrogatori, la missione degli uomini del Raggruppamento operativo speciale, coordinata dal procuratore aggiunto Sergio Colaiocco, punterà a scambi di elementi investigativi raccolti tra i due Paesi e l’acquisizione dei dati sul traffico telefonico. L’attività sarà svolta dalla sezione antiterrorismo del Ros assieme al reparto investigazione scientifiche e al Gis.
L'INDAGINE CHIUSA Sulla morte del diplomatico italiano e del carabiniere nei mesi scorsi i pm di piazzale Clodio avevano proceduto alla chiusura dell’indagine che vede iscritti nel registro Rocco Leone, vicedirettore del Pam, il programma alimentare dell’Onu e del suo collaboratore Mansour Rwagaza. Nei loro confronti l’accusa è di omicidio colposo per non avere rispettato i protocolli di sicurezza nella preparazione della missione di Attanasio. L’agguato avvenne a Nord di Goma nel parco del Virunga, patrimonio mondiale dell’Unesco dal 1979, nella provincia del Nord-Kivu: una regione storicamente instabile al confine con il Ruanda, già teatro della cosiddetta grande guerra africana tra il 1998 e il 2003. L’ipotesi privilegiata dagli inquirenti è quella del conflitto a fuoco seguito a un tentativo di rapimento deciso per chiedere denaro.
IL VILE AGGUATO Attanasio e Iacovacci morirono durante una sparatoria tra i sei assalitori e i ranger del parco, intervenuti dopo aver sentito i colpi esplosi per bloccare il convoglio. Nel momento in cui la pattuglia intimò agli assalitori di abbassare le armi, questi ultimi avrebbero aperto il fuoco contro il militare dell’Arma dei carabinieri, uccidendolo, e contro l’ambasciatore italiano, ferendolo gravemente. Chi ha organizzato il convoglio internazionale doveva sapere che era un’area ad altissimo rischio in cui si aggirano miliziani fuori controllo e jihadisti. Ci si è interrogati sulla mancanza di una protezione armata, sulla dinamica della sparatoria, sulla fuga degli assalitori, ma sull’accertamento della verità pesano le reticenze delle autorità locali. Dunque se da Goma arrivano notizie sull’arresto dei presunti assassini dell’ambasciatore, ci sono altre due indagini che restano aperte sull’agguato.
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