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22 Agosto 2021 - 08:04
Si appisolano o bivaccano sull’area verde, rigorosamente all’ombra. Utilizzando i cartoni alla stregua di un materasso e appallottolando alcune coperte per trasformarle in un cuscino. I giardini dedicati a Madre Teresa di Calcutta, tra corso Vercelli e corso Giulio Cesare, i portici di corso Emilia e i cantieri di via Saint Bon sono diventati proprietà privata dei barboni del quartiere Aurora. A segnalarlo sono i residenti e, più in generale, tutte quelle persone che quotidianamente sono costrette ad avere a che fare con i disperati.
Nei giardini
Le riqualificazioni di alcuni polmoni d’acciaio in disuso hanno portato gli invisibili a cercare nuovi ripari. Spostandosi verso il cuore di Aurora. I giardini davanti alla sede della 7, colmi di avanzi di cibo, cartoni, coperte e bottiglie vuote, sono già stati segnalati in quanto ritrovo di tossici e pusher. Andazzo che dura da anni, nonostante le telecamere di recente collocazione. «Il numero di barboni è aumentato notevolmente - dichiarano i residenti -. E ogni mattina siamo costretti ad aver da ridire con queste persone».
Lungo il trincerone
I marciapiedi di via Saint Bon e via Piossasco ridotti ai livelli di una discarica a causa dei disperati. Forse gli stessi che con tende e teloni hanno trovato casa lungo le aree di cantiere. Persino dentro il canale abbandonato. «Ogni sera loschi individui rovistano nei bidoni e buttano tutta l’immondizia per terra - racconta un’anziana -. Se per caso Amiat non passa subito a pulire siamo costretti a tenere le finestre sigillate per non far entrare i cattivi odori». Situazione che si è aggravata negli ultimi giorni insieme a quella del portico di corso Emilia. Un uomo, intento a dormire su un materassino, è stato immortalato nei giorni scorsi da una macchina fotografica. «Non basta sgomberare queste persone, bisogna assicurare loro una collocazione idonea - dichiara il capogruppo di Fdi in circoscrizione Sette, Patrizia Alessi -. Oltre a un problema di degrado esiste un problema igienico e la Giunta non può permettere situazioni simili, mi chiedo se queste persone siano identificate dalle forze dell’ordine e conosciute dai servizi sociali».
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