l'editoriale
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29 Agosto 2021 - 06:34
Letti di fortuna, materassi, ripari costruiti tra immense stanze vuote con assi di legno e teli che, in alcuni casi, invitano i curiosi ad andarsene. Un totale di 45 mila metri quadri di area post-industriale tra corso Dante via Egeo e corso Turati abbandonati da circa 40 anni e trasformati in una cittadella degli orrori. Qui accanto alla ferrovia, in via Agostino da Montefeltro, resiste quello che è a tutti gli effetti l’hotel per disperati più grande della città. Con un continuo via vai di persone a tutte le ore del giorno e della notte. Sbandati, clandestini ma anche tossici e stupratori.
Da un lato il Rock City, prima discoteca poi palestra. Dall’altro la carrozzeria Osi Ghia i cui rumori della catena di montaggio non rimbombano più da tempo. Stabilimenti morti, almeno dal punto di vista industriale, e rinati per ospitare decine di senzatetto. Nessuno frequenta più questo angolo di Torino alle spalle della Crocetta che, ormai, fa paura a tutti. Qui una ex ballerina di danza è stata fatta prigioniera e stuprata per mesi da un aguzzino. Poi arrestato. E prima ancora uno straniero di 37 anni era stato salvato dalla polizia. Rapinato e seviziato per una notte intera da una gang di marocchini ubriachi. Gli ingressi non mancano. Uno vicino alla ferrovia, uno all’altezza del portone centrale dove alle 7 del mattino cominciano a uscire i primi invisibili. Zaino in spalla, si incamminano verso corso Dante. Con destinazione ignota.
Ci sono uomini ma anche donne, forse tossici che hanno appena consumato una dose lontano da occhi indiscreti. Così tutto il giorno. Chi ha fortuna di entrare, e uscire con le sue gambe, scoprirà corridoi abbandonati e una serie infinita di mini appartamenti. Costruiti tra muri di cartone, tra una stanza e l’altra. Ci sono materassi, fornelli e pentole. Una scala conduce fino alle soffitte mentre un altro passaggio porta alle cantine. Per terra rifiuti, detriti, vegetazione. Sui muri i segni del passaggio dei writers e forse di qualche satanista. Come dimostrano i numerosi “666”, quasi un’evocazione del male. Di sicuro i curiosi non piacciono, lo si capisce dai numerosi teloni che coprono ex uffici oggi trasformati in camere da letto. Dall’altra parte della strada una scala a chioccola e rumori sinistri. E quando tutto sembra finito basta aspettare qualche minuto prima di vedere un’ombra uscire furtivamente da una delle tante porte.
Smantellata dai soliti ladri di rame e ferraglia, prima di venire conquistata dai disperati. Fondate nel 1960 da Arrigo Olivetti e Luigi Segre, le Officine Stampaggi Industriali rappresentarono un’eccellenza tecnologica in campo automobilistico, entrando a buon diritto nella costellazione delle imprese legate alla Fiat. Prima della chiusura. Solo nel 2012 si è cominciato a parlare di riqualificazione. La Città voleva realizzare lì l’Istituto europeo di design, con un investimento da oltre 15 milioni di euro. Attorno nuove piazze, nuove case, giardini pensili e persino un albergo di 20 piani. Non ci vuole un esperto per capire che alle tante parole non siano mai seguiti dei fatti. E oggi quel luogo, un tempo simbolo del lavoro, è diventato un triangolo spettrale in mano al degrado.
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