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Di fronte al killer del loro papà: «Ora noi vogliamo giustizia»

elisa carlotta figlie ollino gn
Le figlie di Luciano Ollino si sono trovate di fronte al presunto assassino del loro padre: «Siamo qui perché abbiamo una speranza di giustizia», spiegano Elisa e Carlotta. Ieri le due giovani donne hanno testimoniato nel processo contro Giovanni Cordella, che l’8 giugno 2020 avrebbe ucciso il proprietario del residence dove viveva, in strada del Colle 16 a Pecetto: «Voleva comprarlo con 6 milioni in Bitcoin e diceva di avere miniere d’oro e diamanti in Africa», ricorda Elisa Ollino, che proprio ieri compiva 27 anni. Aggiunge la ventenne Carlotta: «Papà diceva che Cordella dava tanti problemi e gli aveva fatto tre richiami formali: faceva casino e organizzava feste, per colpa sua erano andate via due famiglie». Per le due ragazze è stata dura testimoniare: «La nostra vita è cambiata l’anno scorso, avevamo già perso la mamma e papà era l’unico che badava a noi - spiegano Elisa e Carlotta, che hanno scelto di lasciare la villa dove vivevano col padre, a Revigliasco - Speriamo di avere giustizia». Ma restano tanti punti ambigui nella vicenda. Come la posizione di Dario Tardivo, vicino di casa di Cordella: i due si frequentavano e si erano visti la sera dell’omicidio di Ollino. Però il testimone si arrabbia quando viene definito amico dell’imputato. Poi dubita che sia stato Cordella a uccidere il commercialista 60enne, anche se durante le indagini non lo escludeva: «Come potrebbe aver fatto? Da solo poi. Sarebbe un pazzo, gli è appena nata una figlia. Di certo maledico il giorno in cui è venuto a vivere lì». Tardivo parla fuori dall’aula mentre dentro testimonia la moglie, Federica Ferrario. Che contraddice il marito e parla di «bel rapporto di amicizia» con il presunto assassino. Poi, a precisa domanda, spiega che Tardivo aveva una Bmw rossa all’epoca dei fatti: lo stesso colore di una delle auto misteriose che un testimone ha visto.
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