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21 Ottobre 2022 - 08:23
Mentre Confcommercio ha recentemente annunciato che da qui al primo semestre del 2023 potrebbero chiudere circa 120mila imprese con un rischio occupazione nell’ordine di 370mila unità, ci sono imprenditori coraggiosi che aprono nuove attività. Come a Nomaglio, paesino canavesano di 280 abitanti ai piedi del Mombarone che da questa estate era rimasto privo di negozi, dopo la chiusura dell’ultimo punto vendita di alimentari e generi di prima necessità. Allora il Comune, guidato dalla sindaca Ellade Giacinta Peller, era corso ai ripari attraverso un bando pubblico con cui affidare in locazione i locali di proprietà comunale di piazza Allamano al fine di garantire ai cittadini un servizio di vendita di beni di prima necessità. La lungimiranza dell’amministrazione comunale e l’intraprendenza di Angelina Menale, 58 anni, hanno permesso ai nomagliesi di riappropriarsi di un servizio essenziale e di vedere recuperati i locali dell’ex forno sociale che da anni erano stati abbandonati.
Felice dell’apertura la neo-proprietaria che vanta un’esperienza ultradecennale nel commercio: «Ho gestito per 12 anni un negozio a Loranzè Alto - racconta con orgoglio la signora Menale - ma ho lavorato in altri paesi del Canavese e anche nella grande distribuzione, la scadenza del precedente contratto mi ha spinto alla ricerca di una nuova attività e alla partecipazione al bando». L’inaugurazione e il primo incontro con i nuovi clienti durante la recente Fiera della castagna e ha permesso di far vedere come i locali dell’ex forno siano stati tirati a lucido dopo un lungo lavoro, anche burocratico. «Negli ultimi due mesi abbiamo lavorato moltissimo per la riapertura - prosegue Angelina Menale, poco spaventata anche dai recenti rincari di gas e corrente elettrica -, scontrandoci spesso con uno dei principali problemi per chi vuole aprire un’attività: la burocrazia. Per esempio, per il nuovo contratto della luce abbiamo aspettato ben 22 giorni e anche per il pos ho dovuto firmare e presentare innumerevoli documenti».
Ottima anche la risposta della comunità che ora non dovrà più recarsi nei comuni vicini o far riferimento, nel caso delle persone più anziane, alla rete solidale di amici e parenti.
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