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Rivoli

Crisi automotive: anche Magna taglia, a rischio 50 tecnici e ingegneri

La Uilm: "Ennesimo caso di multinazionale che acquisisce e poi delocalizza"

Crisi automotive: anche Magna taglia, a rischio 50 tecnici e ingegneri

Futuro a rischio per altre 50 famiglie di lavoratori del comparto automotive nella zona ovest di Torino. Il centro progettazione Magna Lighting di Rivoli ha annunciato il licenziamento di 50 dipendenti su un totale di 91. La decisione, comunicata nei giorni scorsi ai sindacati durante un incontro all’Unione Industriali, si inserisce in un piano di riduzione dei costi imposto dal rallentamento del mercato automotive. Nessuna comunicazione di chiusura. Nessun investimento futuro, ma l’azienda guarda con interesse lo "stabilimento gemello" di Ostrava, in Repubblica Ceca.

Acquisita nel 2018 dalla multinazionale canadese, nell’ex Olsa è già in essere un contratto di solidarietà fino alla fine di aprile per poi proseguire con gli ammortizzatori sociali fino a fine anno, quando si provvederà a ridurre l’organico di oltre la metà.

La sede di Rivoli è un centro specializzato in sistemi di illuminazione interna ed esterna per auto e impiega principalmente tecnici e ingegneri altamente qualificati. Magna, inoltre, possiede altri due stabilimenti produttivi nel torinese, a Moncalieri e Santena, il cui futuro al momento non sembra coinvolto in questo piano di riduzione.

La notizia ha generato forte preoccupazione tra i lavoratori, che si sono riuniti in assemblea per discutere le possibili azioni di protesta da intraprendere nei prossimi giorni.

Dura la posizione del sindacato UILM Torino. Luigi Paone, segretario generale Uilm Torino, e Antonio Iofrida, responsabile Magna per la Uilm, hanno espresso il loro dissenso: «Per quanto ci riguarda l’impostazione proposta dall’azienda è inaccettabile. Chiediamo di utilizzare tutti gli strumenti a disposizione per evitare i licenziamenti, a partire dai percorsi di riqualificazione professionale con integrazione del reddito che nei mesi scorsi abbiamo chiesto e ottenuto dalla Regione Piemonte».

I sindacalisti denunciano inoltre una tendenza preoccupante: «Ci troviamo di fronte all’ennesimo caso di una multinazionale che acquisisce un marchio fiore all’occhiello del territorio torinese e, dopo averne rilevato il know-how, ne delocalizza le attività all’estero. La preoccupazione nostra e dei lavoratori è molto alta, non tollereremo un ulteriore impoverimento del nostro tessuto industriale».

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