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Disordini sul Carnevale di Ivrea: tra statuti e polemiche politiche

Modifiche statutarie e tensioni politiche scuotono il consiglio comunale di Ivrea sul futuro del Carnevale

Disordini sul Carnevale di Ivrea: tra statuti e polemiche politiche

Tiro delle arance

Nel cuore di Ivrea, il Carnevale rappresenta un evento di straordinaria importanza, un simbolo di tradizione e identità. Tuttavia, dietro le quinte di questa manifestazione amata da molti, si è scatenata una bagarre politica che ha animato il consiglio comunale del 29 aprile. Al centro del dibattito, due modifiche allo statuto della Fondazione dello Storico Carnevale di Ivrea, che hanno diviso la maggioranza e l'opposizione, sollevando questioni di governance e partecipazione democratica.

La prima modifica riguarda l'accorpamento di due entità storiche: il Circolo Ufficiali e lo Stato Maggiore, ora uniti nel nuovo Circolo Ufficiali Stato Maggiore. Tuttavia, è la seconda modifica, quella dell'articolo 11 dello statuto, a suscitare le maggiori polemiche. In precedenza, lo statuto prevedeva che il presidente della fondazione, la cui carica dura cinque anni, potesse essere nominato una sola volta consecutivamente. La nuova formulazione consente invece al presidente di ricandidarsi dopo un anno di pausa, anche dopo due mandati consecutivi.

Secondo la maggioranza, questa modifica chiarisce un problema lessicale, specificando un'opportunità già implicita. Il sindaco Matteo Chiantore ha difeso la decisione, sottolineando che la modifica serve a chiarire una zona d'ombra applicando la stessa logica dei mandati politici, dove è possibile ricandidarsi dopo una pausa. "Pensare a un’incandidabilità a vita sarebbe illogico e incoerente", ha dichiarato Chiantore, ribadendo che la modifica non è altro che un chiarimento necessario.

L'opposizione, tuttavia, non è dello stesso avviso. Andrea Cantoni, consigliere di minoranza e capogruppo di Fratelli d’Italia, ha attaccato la modifica definendola uno stravolgimento. Secondo Cantoni, la nuova formulazione permette un rinnovo potenzialmente infinito, minando la partecipazione democratica e legando la figura del presidente a un mandato amministrativo. Elisabetta Piccoli, consigliera di minoranza ed ex vicesindaca, ha rincarato la dose, sostenendo che la modifica è una toppa per giustificare la nomina di Alberto Alma, avvenuta nel 2023.

La questione solleva interrogativi più ampi sulla governance delle istituzioni culturali e sulla loro indipendenza dalle dinamiche politiche. Le modifiche statutarie e le polemiche che ne derivano mettono in luce le tensioni tra la necessità di una gestione efficace e il rischio di ingerenze politiche.

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