I capolavori di Mozart tra la Playstation e una passeggiata al Valentino. Nelle mani uno smartphone ma, attenzione, non h24 come la maggior parte dei ragazzi della sua età, giusto il tempo di pubblicare un post sui social, dove vanta 200.000 follower, quasi sempre legato alla sua più grande passione: la musica classica. Per il resto, nelle mani ama tenere una bacchetta o fare giocare le dita sulla tastiera di un pianoforte. È un vanto tutto torinese Morgan Icardi, 15 anni il prossimo 15 settembre, tra i più giovani direttori d’orchestra del mondo, il più piccolo allievo della Scuola Civica Claudio Abbado di Milano. Un bambino prodigio, cresciuto a pane e musica a Los Angeles (è qui che iniziò a suonare pianoforte a soli 5 anni), la cui biografia fa venire in mente lo stesso Mozart che a 8 anni compose la sua prima sinfonia, o Mendelssohn, che lo fece a 17, per non parlare di Picasso che disegnò le prime opere a 14 anni. E oggi tocca a lui, grazie al suo primo album da solista, “Mozart Across Boundaries”, dal 18 giugno in commercio (doppio cd + dvd). Un piacere incontrare Morgan il quale, nonostante l’esperienza è il talento, conserva tutto l’entusiasmo tipico della sua giovane età.
Morgan, perché proprio Mozart? «Il linguaggio mozartiano supera qualsiasi barriera geografica, culturale, sociale e generazionale, Mozart come un ponte, “Mozart Across Boundaries”, che attraversa differenze, diffidenze, limiti e confini, capace di raggiungere tutti con grande chiarezza, forza e bellezza. Un universo di emozioni che emergono in musica, solo attraverso le note».
Com’è composto l’album? « L’album mi vede impegnato sia in veste di direttore d’orchestra che di pianista. Ho selezionato i brani del disco, per condividere la varietà e la ricca complessità della musica di Mozart. Questi brani rappresentano alcune tra le pagine più impegnative del repertorio, per espressività e tecnica. Sono contrastanti per carattere, dalla Sonata No.8, dove Mozart esprime il dolore per la morte della madre, alla Sonata No. 18, trionfante, briosa, e positiva».
Si rende conto di essere un ragazzo speciale? «Mi sento fortunato, un privilegiato, perché la musica riempie quasi totalmente la mia vita e quando suono e studio il tempo trascorre senza che io me ne accorga. La passione per la classica è come un viaggio in un universo senza confini, più scendi in profondità più sali per raggiungere dimensioni misteriose che stanno al confine dell’umano».
Ha vissuto a Los Angeles, oggi sta a Torino. «È un po’ come vivere in una grande capitale. Avere un’orchestra così, come l’Orchestra Sinfonica della Rai, da ascoltare e vedere, da cui imparare, è un grande privilegio. Io abito proprio lì vicino. Inoltre, abbiamo il Teatro Regio con la sua orchestra».
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Cosa fa nel tempo libero? «Ne ho davvero poco, studio anche il violino. Mi piace passeggiare con gli amici al Valentino, andare nei locali e qualche volta gioco alla Play».
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