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«Un cartoon su Pietro Miccia? Adesso penso a Torino Comics»

Vittorio Pavesio

Fondatore di Torino Comics e papà del simpatico Pietro Miccia, il disegnatore torinese Vittorio Pavesio ha deciso di “animare” l’estate della Val Susa. Così, dopo essere stato protagonista delle domeniche di luglio con “Natura e fantasia - Assaggi fantastici, sapori culturali e divertimento sano”, è ora la star di “Domeniche d’estate con Vittorio Pavesio”, una serie di incontri che lo vedranno impegnato presso l’agrimercato La Pagoda di Villar Dora.

Mens sana in corpore sano, verrebbe da dire. «Sì. Trovo stimolante poter raccontare la mia professione in un contesto così originale e... doc. Mi piace lavorare con i contadini in un ambiente serio e salutare».

Chi verrà, cosa può aspettarsi? «Di trovarmi, dalle 15 alle 19, armato di matite e di colori. Abbiamo tutto l’occorrente per chi voglia mettersi alla prova. Nessuna competizione, l’attività è aperta anche ai timidi ed è svolta in modalità molto ludica. Racconto come nasce un personaggio a fumetti, spiego come si arriva a disegnarlo e introduco qualche aspetto tecnico».

E lei cosa si aspetta? «Di tutto. È successo che una giovane mi abbia chiesto di disegnarle un personaggio per il suo prossimo tatuaggio. Aneddoti a parte, ho notato che spesso gli adulti si avvicinano per accompagnare i figli salvo poi farsi prendere dal gioco».

Ancora due appuntamenti, il 15 ed il 22. Poi? «L’intenzione è di proseguire anche a settembre, allargando il respiro dell’evento. Aspettatevi novità importanti».

Val Susa a parte, a che cosa sta lavorando? «Attualmente sono impegnato come illustratore di un volume natalizio firmato da Roberto Graglia e Luciana Satragno per Curcio Editori. E poi, sto aspettando di potermi dedicare al futuro di Torino Comics di cui fui fondatore nel ‘94: dopo lo stop forzato per la pandemia, stiamo sperando di riportare in vita la mostra mercato del fumetto nell’aprile 2022, sempre al Lingotto Fiere».

Con la Vittorio Pavesio Editori, in venti anni di attività, realizzò prodotti di alto livello che vantavano firme del calibro di Frezzato e Enoch. Pensa di tornare a farlo? «La fiamma è ancora accesa perché amo soprattutto scoprire talenti, però mi toglierebbe troppo tempo all’attività che mi piace di più: essere autore».

Non ha mai pensato all’animazione? «Qualcosa realizzai per la pubblicità e poi, con Davide La Sala, quando animammo in 3d Pietro Miccia. È un grande sogno, un amore mai sviluppato appieno».

Un Pietro Miccia a cartoni animati? «Mai dire mai, chissà».

Qual è secondo lei lo stato dell’arte del fumetto italiano? «Da quarantacinque anni, cioè da quando sono nel settore, sento parlare di crisi. A livello di vendite è vero, ma non c’è mai stata l’incapacità di innovarsi. Bisogna continuare a crederci».

E il lavoro del fumettista è cambiato? «Il digitale ha avuto effetti anche in questo settore: tutto si è velocizzato, sia le fasi preparatorie sia quelle esecutive. Rispetto ai tempi in cui giravo con i bozzetti sotto braccio ed esisteva solo la fiera di Lucca, per un giovane che sposi talento e preparazione oggi ci sono più occasioni di farsi conoscere».

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