l'editoriale
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15 Settembre 2021 - 06:00
Tre come i gol fatti e i punti che la Juve porta a casa dalla gita in Svezia, Ma numero per numeri conta anche di più lo zero alla voce reti incassate che non è affatto banale considerando come è partita la stagione e quello che è successo da quando è cominciata la nuova era Allegri.
Come ha preparato la partita il tecnico appare evidente dal fischio di Dias: concedere campo al Malmoe che si fa ingolosire senza saperne approfittare, e saltare spesso la mediana con i lanci lunghi di Bonucci o in alternativa le sgroppate di Cuadrado e Alex Sandro. Gli svedesi non capiscono la trappola, non ci arrivano proprio, e come un orso con le zampe nel vaso del miele, si fanno sorprendere impreparati in più occasioni.
La prima è per Dybala che arriva solo davanti a Diawara, ma per strafare e perché il terreno lo tradisce, calcia alle stelle come un bambino di 3 anni troppo emozionato di fronte al pallone. Ma la carica del Malmoe si esaurisce nei cori inesauribili del pubblico e in trame troppo scontate per non annoiare. Così basta la prima accelerazione vera per fare male: Bentancur e Cuadrado a combinare, Alex Sandro a torcersi come un fachiro scacciando via un po’ di fantasmi che si erano materializzati nelle ultime settimane.
Manca tanto alla fine ma di fatto è già la pietra tombale sulla partita perché la Juve comincia a fare e disfare a piacimento. Ancora Alex Sandro grazia Diawara con un sinistro ciabattato ad un soffio dal palo e poi Morata non riesce a superare l’estremo avversario inventando un pallonetto che non fa male. Tutte azioni in fotocopia e che gli svedesi non riescono mai a leggere, anche se nel finale di tempo sono loro a farsi male da soli. Il fallo su Morata è veniale, il rigore generoso e la battuta di Dybala che incespica di nuovo è rivedibile ma tanto basta per scappare e quando di nuovo Morata trova finalmente il lob vincente al 46’ appare chiaro che la ripresa sarà solo un pro forma. Così in effetti diventa, con Szczesny che continua a fare lo spettatore non pagante mentre i ritmi si abbassano e le idee latitano. Entra Kean che le prova tutte per far dimenticare i danni di Napoli, ci saranno altre occasioni. Come per questa Juve, ridestata dal sonno e pronta per il nuovo esame che si chiama Milan.
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