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Lo “squalo” richiama le folle e il Giro è una festa mondiale

Giro
La prima volata che arriva nel primo pomeriggio non sembra destare entusiasmo. Nessun nome importante, nessuna maglia da ricordare. «Non si è perso nulla, stia tranquillo, il bello deve ancora venire e arriverà con Nibali» spiega Alessandro, che indossa un completo da ciclista talmente perfetto da far sospettare non possa essere uno dei corridori finiti fuori gara e, chissà per quale ragione, approdato tra il pubblico.

La folla che assedia dal primo pomeriggio tutte le strade della prima collina a partire da piazza Vittorio Veneto. Una stretta afosa che, in alcuni tratti, somiglia alle “forche caudine”. Quelle che toccano alla maglia rosa Lopez nella piena arrampicata prima dell’ultimo scollinamento verso la città, mentre già perde colpi e comincia a capire che dovrà lasciare il primo posto a Carapaz man mano che da Santena ci si avvicina a Torino.

«Avete poco da tifare per Nibali perché vince il nostro Cavendish» berciano pieni di birra i “supporter” arrivati dalla Gran Bretagna. Ma, sarà l’ispirazione, quasi ci azzeccano. A strappare il traguardo è infatti il loro Simon Yates, dopo che per almeno venti minuti tutti sono rimasti con il fiato sospeso per come Vincenzo Nibali ha gestito l’ultimo attacco in salita. Nessuno lo dice, ma tutti sognano di rivederlo trionfante dopo sei anni proprio in piazza Gran Madre dove lo “squalo” vinse la corsa rosa nel 2016.

«E chissà se avessimo visto Marco trionfare qui, se ce l’ha fatta lui...» afferma con orgoglio Mario, unico a indossare la maglia gialla firmata del “pirata” in un tripudio di bandiere che arrivano da tutto il mondo. Colombia, Portogallo, Inghilterra e, come in ogni evento pubblico che si rispetti, anche i quattro mori di Sardegna. A portarla sulle spalle è Rita che, insieme con Franco e Pietro, attende l’arrivo del gruppo di testa lungo il Po. «E domani andremo tutti a Rivarolo: perché se il Giro non si ferma, non ci fermiamo nemmeno noi».
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