Cerca

Panariello: «Ho avuto paura di non farcela, ma poi c’è stato l’”happy end”»

Panariello: «Ho avuto paura di non farcela, ma poi c’è stato l’”happy end”»
Sarà un fine settimana tutto da ridere. Grazie a Giorgio Panariello che sabato 4 e domenica 5 febbraio tornerà sul palcoscenico del Teatro Colosseo con “La mia favola”, one man show completamente sold out e per il quale, infatti, è stata aggiunta una terza data, quella del 26 marzo, sempre sul palco di via Madama Cristina. Non sono stati tempi facili, però, per il comico toscano, classe 1960, che, infatti, nei mesi scorsi ha dovuto annullare all’improvviso il tour a causa di una grave forma di labirintite. L’abbiamo incontrato in queste ore, dopo la ripresa degli spettacoli avvenuta il 28 gennaio a Milano e, finalmente, libero di tirare un sospiro di sollievo. Com’è stato tornare dopo la malattia, ci racconta cosa ha passato? «Non è stato facile sono stato colpito da una labirintite fortissima, non la solita labirintite. Si è trattato di una forma virale e tutt’ora sono ancora un po’ stanco e provato. Con l’occasione, però, mi sono sottoposto a un controllo generale, mi sono fatto un tagliandino». Ha avuto paura di non tornare sul palco? «Ho avuto paura di non tornare a casa vivo, è stato bruttissimo. Ero a casa e all’improvviso sono svenuto, quindi, sono stato portato in ospedale. Da lì, mi ci sono voluti quindici giorni per riprendermi. Quando, poi, finalmente sono tornato a recitare, ero molto intimorito. Le prime sere ho portato il medico dietro le quinte». Parliamo di cose belle, di questo tris torinese? «L’amore con Torino ha radici lontane. Risalgono ai tempi di “Vernice fresca” con Carlo Conti. Venimmo a Torino per uno spettacolo in un piccolo teatro, fu un successo. L’anno dopo iniziammo con il Colosseo. Da allora sono passati la bellezza di trent’anni». Lo spettacolo si intitola “La favola mia”, qual è l’happy end? «L’happy end, in realtà, si scopre all’inizio ed è il fatto che io sia salito sul palco. Ogni volta che inizio lo spettacolo lo dico al pubblico: “L’happy end è questo”. La mia è una favola, salire sul palco è una favola. Ma come tutte le favole esiste un lato oscuro, anche io ho avuto i miei orchi. In questo spettacolo mi metto davvero a nudo, racconto tutto di me stesso, nel bene e nel male». Parla anche d’amore? «No, quelli sono panni che si lavano in casa». Panariello e Renato Zero, che ovviamente porterà sul palco, ci racconti ancora una volta com’è nata questa sinergia? «Renato mi ha fatto conoscere a livello nazionale. Lui è il succo dello spettacolo, le parole della canzone “La favola mia” parlano di persone dietro una maschera, quella che io voglio togliere durante lo show». Che rapporto ha con lui? «Ecco questo è un altro lieto fine. E’ un amico, ci vediamo appena possibile. Lui è divertente, nella vita privata diventa lui il comico della situazione. E’ generoso». Cosa significa fare ridere oggi? «La comicità è cambiata, è cambiato il lavoro. Se oggi pensi una battuta il lunedì, il martedì è già vecchia. Oggi ci sono i social, è difficile tenere qualcosa». Cosa la fa ridere? «Quello che ci accade nel quotidiano, l’imprevisto, la gaffe, la famosa scivolata sulla buccia di banana. I comici che mi fanno ridere sono quelli che mi sorprendono, da Benigni a Checco Zalone, fanno ciò che non ti aspetti». Cosa farà a Torino? «Verrò il giorno prima e andrò via quello dopo. A teatro avrei voluto il mio amico Max Allegri a vedermi, ma non credo verrà... Non so se ci vedremo. Verrà Moggi, faremo cena insieme. Girerò molti ristoranti».
Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Logo Federazione Italiana Liberi Editori L'associazione aderisce all'Istituto dell'Autodisciplina Pubblicitaria - IAP vincolando tutti i suoi Associati al rispetto del Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale e delle decisioni del Giurì e de Comitato di Controllo.