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Sognando Sanremo
06 Maggio 2024 - 17:13
Martina Giglio, ovvero, Giglio
Prendi un po’ di pop, piantalo con cura in terra soul, lascia che sia esposto a calde sonorità mediterranee e innaffialo periodicamente di anima e un pizzico di pane. Ma a nulla vale tutto ciò, se non si aggiunge un tocco di peperoncino. Immancabile quando si parla di lei, di Giglio, all’anagrafe Martina Giglio, la giovane cantautrice di San Maurizio Canavese, classe 1995, che con il brano “Santa Rosalia”, metà in dialetto calabrese, si è esibita lo scorso 1° maggio al Concertone del Circo Massimo di Roma aggiudicandosi il 1Mnext 2024 dedicato ai giovani talenti. Appena rientrata dalla sua fantastica esperienza, Giglio è stata una vera sorpresa. Ecco cosa ci ha raccontato.
«E’ stata una scelta audace scegliere di cantare in calabrese, me ne rendo conto, ma ci tenevo tanto. Alle semifinali siamo arrivati in 150, da qui siamo rimasti in dieci, quindi in tre e poi, eccomi qui».
Se l’aspetta questa vittoria?
«No, assolutamente. Esibirmi a Circo Massimo per me era già una vittoria...».
Com’è cambiata la sua vita?
«Sto ancora metabolizzando. Per ora sono tornata alla mia vita e al mio lavoro di ingegnere gestionale, non so cosa mi succederà in seguito. Per quanto riguarda la musica, tornerò a lavorare il mio primo Ep con il mio produttore Cali Law, è di Torino».
Come è stata accolta a San Maurizio?
«Molto bene, ieri abbiamo fatto festa, ho cantato per il Giro d’Italia, e in ufficio, questa mattina, i colleghi mi hanno applaudito».
Lascerebbe il suo lavoro per il palco?
«Sì, assolutamente. Anche se il percorso di studi potrebbe tornare utile nel mio lavoro da musicista».
Non ha mai avuto dubbi sul ritornello in dialetto?
«No, perché sentivo che questo brano portava avanti un messaggio importante. Sapevo che attraverso la musica e la musicalità delle parole avrebbe conquistato il pubblico. E così è stato, grazie anche ai miei musicisti, Domiziano Luisetti alla chitarra e Emanuele Cocomazzi alla batteria».
Andrà presto in Calabria?
«Sì, sono molto legata alla Calabria, in casa si parla dialetto con mia mamma. Mio papà purtroppo non c’è più».
Le sono arrivati messaggi da laggiù?
«Tantissimi. Mi stanno aspettando».
Saremo?
«Sarebbe fantastico, è il mio sogno nel cassetto».
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