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Il collezionista folle
12 Gennaio 2025 - 06:49
La moglie di Henri Matisse
PROLOGO
C’è chi torna al primo amore e chi, come Umberto Barbera, torna al primo colpo di fulmine: stanare capolavori nascosti come fossero tartufi sotto la terra e lustrarli con l’entusiasmo di chi ha appena trovato l’Arca dell’Alleanza al mercatino dell’usato. Dopo un periodo in cui sembrava più dedicato a collezionare aneddoti stravaganti che dipinti, eccolo riemergere in tutto il suo splendore di cacciatore d’arte d’altri tempi, pronto a raccontarci un’altra avventura a metà strada tra un feuilleton francese e una sceneggiatura di Indiana Jones. Questa volta ci porta in Algeria, tra piogge epiche, scialuppe ribaltate e ritratti che sembrano intrisi di presagi. E poi c’è Matisse, con il pennello in una mano e il destino nell’altra, intrappolato in un hotel mentre fuori si scatena il diluvio universale. Ma, come sempre, la vera tempesta è quella che si agita tra le righe di questa storia: un naufragio che strappa due vite, una valigia di tele carica di ricordi e un quadro ritrovato per caso - o per volontà divina, con l’intercessione di Gustavo Rol - in una bottega di Torino. Insomma, se pensavate che la caccia al tesoro fosse roba per bambini, sappiate che il Collezionista Folle è qui per ricordarci che certi giochi, per i veri collezionisti, non finiscono mai. E forse, chissà, è proprio la vita a giocare con noi. Quando il destino decide di mischiare le carte, c’è sempre qualcuno che sa trasformare una semplice partita in una leggenda da raccontare.
ENIGMA D’ALGERI
Solo i cultori dei ricordi che il pittore Henri Matisse raccontava a coloro che vollero prenderne nota potrebbero darci il vero senso dei suoi ricordi nei momenti più straordinari della sua vita. Matisse si trovava ad Ajaccio per il matrimonio della sorella di sua moglie, quando decise di proseguire il viaggio per l’Algeria, dove avrebbe dovuto dipingere i ricordi del suo trascorso viaggio in Corsica e del suo viaggio in terra d’Africa, commissionatigli dal suo mecenate, un collezionista russo.
Successe l’imprevedibile, poiché all’epoca non esistevano ancora le previsioni del meteo tramite le fotografie satellitari. Si poteva però guardare i galli di metallo o di legno, posti sui camini, che fungevano da indicatori dei venti, ma nulla lasciava prevedere che sarebbe piovuto ininterrottamente per due settimane.
Chiusi in un hotel di Algeri, impossibilitati a uscire a passeggio nel souk trasformato in un pantano di fango, Henri e sua moglie furono costretti a trascorrere il tempo chiusi in hotel, dove conobbero una coppia di turisti francesi in viaggio di nozze, con i quali trascorsero molte ore a giocare a dama.
Un diversivo fu quello di travestirsi con abiti locali, e Matisse volle ritrarre entrambe le loro mogli, divenute amiche, vestite dello stesso abito algerino, apportandovi poche varianti: un gioco per invitare a scoprire le differenze, oltre ovviamente ai rispettivi visi ritratti con grande maestria.
Dopo due settimane tornarono il sole e la coppia di amici dovette rientrare in Francia. La moglie di Matisse volle rientrare in Francia approfittando della compagnia della nuova amica. Nella valigia mise entrambi i ritratti, suo e dell’amica, ripromettendosi di donarlo incorniciato nell’occasione del rientro posticipato di Henri.
Giunti al porto di Algeri, il mare era molto mosso e il bastimento era ancorato al largo nella baia. Vi era solo una scialuppa per raggiungerlo, e Matisse ebbe un presentimento. La scialuppa gli sembrò troppo carica di passeggeri e bagagli, e impose a sua moglie di prendere un’altra barca, separandola dai loro amici, i quali li salutavano mentre la loro scialuppa si allontanava dalla banchina.
Per approfondire leggi anche: “Le due amiche. Riconoscete la moglie di Henri Matisse?”
Il mare si faceva sempre più impetuoso sotto forti folate di vento, finché in un rollio anomalo, forse dovuto a un cambiamento repentino del peso dei passeggeri, la scialuppa si rovesciò, e annegarono gran parte di coloro che non sapevano nuotare, tra i quali la coppia dei loro amici.
La moglie di Matisse giunse invece al bastimento, mentre suo marito seguiva dalla banchina il trasferimento con apprensione. I due dipinti, carichi di questa tragica storia, ebbero in seguito diversi destini. Il ritratto della moglie di Matisse rimase nelle sue mani, mentre quello dell’amica morta tragicamente fu donato, in ricordo, ai parenti della coppia. Come poi sia finito in Argentina, nelle mani del pittore Julio Louis Lavarello che lo vendette all’asta, rimane un mistero.
Quello in cui è ritratta la moglie di Matisse, da me ritrovato presso un brocante di Torino, se sia stato un evento straordinario predestinato, potresti chiederlo in una seduta medianica allo spirito intelligente del defunto dottor Gustavo Rol.
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