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Il lutto
07 Luglio 2025 - 17:38
Andrea Bruno
Di quella residenza sabauda rivolese, abbandonata dopo la Seconda Guerra Mondiale e diventata marcescente, il giovane architetto torinese Andrea Bruno, incaricato del recupero, decise di mantenere viva comunque la sua storia. Ne rispettò l’impostazione generale, l’architettura, diede testimonianza delle tracce lasciate dallo Juvarra e dal Randoni, evitò falsificazioni. Ma nello stesso tempo per il suo recupero impiegò materiali moderni, ne esaltò le potenzialità e la reversibilità mettendo in dialogo passato e presente. Così si presentò il primo museo pubblico d’arte contemporanea in Italia, al termine del restauro nel 1984. Quel museo che al padre della sua rinascita nel 2015 dedicò una mostra e che oggi piange la sua scomparsa. È morto domenica, all’età di 94 anni, Andrea Bruno, l’architetto del Castello di Rivoli. Docente presso il Politecnico di Torino e il Politecnico di Milano, presidente del Centre d’Études Lemaire per la conservazione del patrimonio architettonico e urbano della Katholieke Universiteit di Lovanio (Belgio), consulente Unesco, il nome di Bruno ha avuto risonanza non solo a livello nazionale. Dai suoi primi progetti degli anni ’60 tra i quali, i rilievi e il consolidamento del Castello Rivoli, ha lavorato sulla riconversione di musei ed edifici storici. Sua la firma sul progetto del Museo d’Arte Orientale e sul restauro del Museo del Risorgimento a Torino, per rimanere in Italia. Tra i suoi progetti più significativi, poi, si ricordano il Museo archeologico di Màa a Cipro, la Porta del Tempo nel complesso monumentale romano di Tarragona in Spagna, il nuovo polo culturale e per la danza «Les Brigittines» a Bruxelles. Ma anche in Afghanistan ha lasciato un segno indelebile. Andrea Bruno è noto per il restauro dei due Buddha di Bamijan distrutti dai talebani e per il Minareto di Jam.
«In Afghanistan - aveva detto in un’intervista - trovai quello che cercavo: un immenso museo da conoscere, proteggere e ordinare».
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