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Barche, valigie, fili rossi e neri: le opere (monumentali) del giapponese Shiota invadono il "Mao"

Chiharu Shiota, con 27 nuove opere, avvolge Torino per una mostra unica in Italia e che a Parigi ha fatto registrare 300mila visitatori

Barche, valigie, fili rossi e neri: le opere (monumentali) del giapponese Shiota invadono il "Mao"

Una delle opere in mostra

L’allestimento è durato più di un mese - «abbiamo anche dovuto chiudere il museo per farlo» spiega il direttore del Mao Davide Quadrio -, e la sua progettazione per l’edizione torinese ha richiesto più di due anni e mezzo di lavoro. Sì, perché la rassegna di Chiharu Shiota, “The Soul Trembles”, curata da Mami Kataoka e Davide Quadrio (con Anna Musini e Francesca Filisetti assistenti curatrici), che si è inaugurata ieri al Museo d’Arte Orientale di Torino è “monumentale”. Monumentali sono le celebri installazioni dell’artista giapponese, fatte di fili rossi e neri che colorano, riempiono e modificano gli spazi del museo. Monumentali anche le dimensioni della mostra che occupa quasi tutti le sale espositive di Palazzo Mazzonis, distribuendosi su quattro piani.

Coinvolgente e di grande impatto visivo giunge a Torino, unica tappa italiana e per la prima volta in un museo di arti asiatiche, la mostra inaugurata al Mori Art Museum di Tokyo nel 2019 che sta girando tutto il mondo, dall’Asia all’Australia, riscuotendo un grandissimo successo di pubblico. «Al Gran Palais di Parigi, dove è approdata nel dicembre scorso, erano attese 100 mila persone, ne sono arrivate 300 mila» sottolinea la direttrice del museo di Tokio Mami Kataoka, presente ieri all’inaugurazione insieme con l’artista di Osaka (che firmerà anche l’installazione di neve al Mudec di Milano in occasione delle Olimpiadi invernali di Milano-Cortina). Impreziosita da 27 nuove opere site specific per il Mao, la mostra ripercorre, attraverso installazioni, sculture, fotografie e disegni, l’intera produzione di Shiota. Un’antologica, quella in programma fino al 28 giugno 2026, che parla anche della storia personale dell’artista, storia segnata dalla malattia, e della sua ricerca. «Una mostra non leggera ma rigenerante - la definisce il direttore Quadrio - perché permette di comprendere profondamente il dolore, è un luogo di rigenerazione verso il benessere».

La rassegna parla, infatti, della vita, della morte, dell’anima. Concetti universali che Shiota rende con installazioni diventate iconiche, come “Where are we going”, i famosi fili rossi con le barche; le centinaia di valigie sospese e ondeggianti di “Accumulation - Searching for the Destination”; e ancora “In Silence” dove un pianoforte bruciato e diverse sedute per il pubblico vengono avvolti da un reticolo di fili neri. A corollario della mostra un public program musicale e performativo dal titolo “Evolving Soundscapes” a cura di Chiara Lee e Freddie Murphy.

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